‘A Maschkarata: si rinnova l’antica tradizione del carnevale di San Mauro Cilento
| di Antonio VuoloL’Antico Carnevale di San Mauro Cilento – ‘A MASCHKARATA – consiste in una serie di scene, da teatro popolare, che si intrecciano tra di loro e che rimandano alla commedia dell’arte:
- l’impresario; il comitato popolare che sostiene ogni fase della rappresentazione, a partire dalla sua organizzazione “remota”.
- l’apparato artigianale che si occupa della manifattura dei vestiti e del confezionamento delle maschere che, per ogni personaggio, hanno una colorazione particolare.
- il “capocomico”, che è il coordinatore, sul modello più del regista moderno, che oltre ad affidare i ruoli principali, si occupa della buona riuscita di ogni momento della “recitazione”.
- l’incaricato del “banno”, cioè colui che, al suono di una buccina (grossa conchiglia marina) avvisa il paese dell’imminente inizio della sfilata/rappresentazione.
- gli attori, di strada, non professionisti.
- il canovaccio, imposto dalla tradizione e immodificabile.
- la scenografia, le vie selciate del paese.
- la recitazione – suddivisa in scene che a volte si intersecano.
- i “musici” e tutta la strumentalità popolare che fornisce l’indispensabile sottofondo degli spazio teatrale.
L’evento si tiene normalmente l’ultima domenica del Carnevale e il martedì grasso. Il giorno della sfilata viene suonata la tófa (buccina), per annunziare la manifestazione.
Pulcinella esce di casa accompagnato dalle figlie Zite; è molto geloso e le fa piantonare dal Volante e dal Turco. Questi girano intorno alle Zite in senso l’uno contrario all’altro ballando. Ogni tanto il prete prova a rapisce una Zita. Allora Pulcinella richiama il Volante, collaborato dal Turco, che corre a salvare la sorella creando un parapiglia.
Tuttavia l’insidia più spietata è quella dei Cacciatori. Si presceglie uno spettatore e gli si batte una mano sulla spalla. Se lo spettatore resta impassibile, il Cacciatore non insiste; se invece si gira, il Cacciatore irrora il malcapitato di crusca: intervengono allora il Medico, il Barbiere, il Notaio. Constatata la morte del malcapitato, il Diavolo e il Prete si contendono la sua anima. La Morte allunga la sua falce.
Per le sue battute a doppio senso, il Cardalàna (lavoratore del lino) usa gli attrezzi del mestiere.
Maschera caratteristica è la Doppia Persona composta da un manichino dalle forme umane montato sulla schiena dell’attore.
Il Martedì Grasso entra in scena Cannuluvàro, già morto, per essersi mangiate troppe polpette. Disteso su una scala, è portato a spalle da quattro maschere vestite di nero. E’ un pupazzo di paglia, che alla fine della sfilata, viene bruciato.
I materiali, costumi, maschere e ogni occorrente sono custoditi nella Mostra Viva sita nel complesso del palazzo Paleologo.
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