«Abbiamo foto inedite Cilento ma nessuno ci offre location per esporle»
| di Redazione«Cento foto, 5 sale, una location ideale, una ricorrenza da celebrare. Un incastro perfetto per spiegare “Cilento”, quello che è, ma soprattutto quello che avrebbe potuto essere. In una sud Italia che calza alla perfezione i panni dei suoi più banali luoghi comuni, contro ogni aspettativa di contraddizione, vi invitiamo a farvi un giro immersi nella memoria fotografica di attimi risalenti al Cilento degli anni ‘60, di paesaggi noti e momenti familiari visti con gli occhi di chi aveva scelto, forse a malincuore, di vivere lontano dalla sua terra e di tornarci ogni volta che poteva per fotografarla, per raccontarla, per riviverla. Per se stesso e per chissà chi altro. Forse per noi». Lo rendono noti i membri dell’associazione Sbadiglio con una nota stampa inviata alla nostra redazione.
«Il 3 novembre cade l’anniversario dei cento anni dalla nascita dell’autore di questo malinteso: perché se Francesco De Lisa non fosse emigrato a New York, se non avesse fotografato il Cilento a colori in un epoca in cui i pensieri e le fotografie italiani erano soltanto in bianco e nero, noi oggi non staremmo qui a desiderare di rendere pubblici questi scatti e di regalarli alla cultura di un paese. Un materiale rarissimo e inedito, che racconta un pezzo di storia cilentana con talento e passione. Frank potrebbe essere chiunque. La sua terra d’origine respira ancora le sue ceneri, e quello che conta non è solo rendergli omaggio per averne immortalato l’atmosfera. Quello che conta è ridare vita a luoghi, persone e paesaggi troppo preziosi per restare chiusi in un baule» si legge nella nota.
Poi l’appello: «Ci abbiamo provato in tutti i modi: come associazione culturale abbiamo investito tempo, soldi ed energie per riportare alla luce questo materiale unico. Lo abbiamo proposto al Comune principalmente interessato dagli scatti, circa un anno fa. Abbiamo fatto centinaia di chilometri dall’Abruzzo a ogni chiamata, per parlare di persona e fare sopralluoghi alla location scelta, l’ex Convento dei Celestini. Abbiamo realizzato le grafiche e tutti i materiali di comunicazione, disegnato render e piantine studiando modalità e sistemi di installazione, dividendo le fotografie in un percorso tematico che potesse rendere la mostra fruibile per tutti. Abbiamo inviato email, partecipato a riunioni, chiesto appuntamenti, rendicontato le spese, aspettato risposte. Risposte che non sono mai andate oltre i “non ti preoccupare” iniziali e le rassicuranti conferme mai seguite dai fatti. Ma ogni mese è stato rimandato a quello successivo, fino ad arrivare a ridosso della data che avrebbe dovuto essere il giorno di chiusura della mostra. Non c’è stata differenza neanche quando abbiamo intercettato una delle più importanti associazioni del territorio, con la speranza che una mentalità più giovane potesse comprendere di più. Ma il discorso è stato lo stesso: un entusiasmo iniziale sfumato letteralmente nel nulla. Per cosa poi? La festa di paese, la comunione di turno, un esame universitario, il maltempo».
«Il 3 novembre non è ancora arrivato e noi non ci arrendiamo – si legge a margine della nota -. Quello di cui abbiamo bisogno è soltanto una location all’altezza e un piccolo rimborso spese. Vogliamo aspettare e sperare che anche nel Cilento ci sia ancora qualcuno in grado di esercitare la più difficile delle azioni: quella del fare».
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