Continuano le opposizioni al decreto 135, dura protesta dell’ACU
| di Redazione
Pubblichiamo un comunicato diffuso dall’ACU, l’Associazione Consumatori Utenti, riguardante la privatizzazione dell’acqua potabile sancita da un voto di fiducia alla Camera.
Con il voto di fiducia alla Camera dei Deputati si è concluso l’esame del decreto 135/09 il cui art. 15 sancisce la definitiva e totale privatizzazione dell’acqua potabile in Italia.
Il Governo impone per decreto che i cittadini e gli Enti Locali vengano espropriati di un diritto e di un bene comune com’è l’acqua per consegnarlo nelle mani dei privati e dei capitali finanziari. Ciò avviene sotto il falso pretesto di uniformare la gestione dei servizi pubblici locali alle richieste della Commissione Europea mentre non esiste nessun obbligo e le modifiche introdotte per sopprimere la gestione pubblica contrasta con i principi della normativa europea. Nonostante sia oramai sotto gli occhi di tutti che le gestioni del servizio idrico affidate in questi ultimi anni a soggetti privati, sperimentate in alcune Provincie Italiane o a livello europeo abbiano prodotto esclusivamente innalzamento delle tariffe, diminuzione degli investimenti e un aumento costante dei consumi, si continua a sostenere che mercato e privati siano sinonimi di efficienza e riduzioni dei costi.
In questi giorni è cresciuta nella società la consapevolezza che consegnare l’acqua al mercato significa mettere a rischio la democrazia. Nonostante questa mobilitazione della società civile e degli stessi Enti locali, il Governo ha imposto il voto di fiducia e non accoglie le richieste e le preoccupazioni espresse anche da molti Sindaci di amministrazioni governate da maggioranze di differenti colori politici. A questo punto siamo convinti che la contestazione dovrà essere ricondotta nei territori, per chiedere agli Enti Locali che si riapproprino della podestà sulla gestione dell’acqua tramite il riconoscimento dell’acqua come diritto umano e il servizio idrico integrato come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, sollecitando nel contempo le Regioni ad attivare ricorsi di legittimità nei confronti del provvedimento.
Questi percorsi di mobilitazione sono attuabili così come dimostrano le delibere approvate dalla Giunta regionale pugliese, le tante delibere approvate dai consigli comunali siciliani e nel resto d’Italia, da ultimo quello di Venezia. Il nostro è un ‘NO’ unanime alla privatizzazione dei servizi idrici e dei servizi pubblici locali in generale. Chiediamo venga applicato il comma 461 dell’art. 2 della Finanziaria 2008 (legge 24.12.2007, n° 244), che introduce il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori e degli stessi cittadini nella determinazione e controllo degli standard dei servizi. Quindi, consultazione obbligatoria delle associazioni, verifica periodica dell’adeguatezza dei parametri qualitativi e quantificativi del servizio, ribadendo cosi il principio che l’acqua deve rimanere un bene pubblico. Il frettoloso decreto, sul quale è stata posta la fiducia, crea infatti il sospetto che tutto sia stato fatto a beneficio non dei cittadini, ma dei produttori di acque minerali, visto che il prezioso liquido che sgorga dal rubinetto costa 250 volte meno di quello in bottiglia.
Il Responsabile Organizzativo Il Presidente
Avv. Antonio Domenico Ferrante Gianfrancesco Caputo
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