Addio a Gigi Proietti. Il suo ultimo ‘dialogo’ con il Cilento
| di Luigi Martinodi Luigi Martino
Un uomo, non un intellettuale, che racconta ”l’allegria di allora, impastandola a quella di oggi. Ma senza nostalgia, per l’amor d’Iddio. No, semmai con la gioia per un passato che la mente riscrive come vuole, come un sogno ricorrente che, negli anni, abbiamo imparato a controllare”. Gigi Proietti – morto nelle prime ore del mattino in una clinica romana in seguito ad un attacco cardiaco – presentava così la sua vita, lo aveva fatto parlando della sua autobiografia, intitolata ‘Tutto sommato – Qualcosa mi ricordo’, (Rizzoli).
E lo aveva fatto anche a Sessa Cilento, cinque anni fa, ospite a ‘Segreti d’Autore’ in un dialogo con Ruggero Cappuccio dal titolo ‘Del Popolare e del sublime’. Un suggestivo incontro che ha avuto come cornice il meraviglioso borgo di Valle, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Lo scrittore e regista Cappuccio accolse il celebre attore, comico, regista, cantante e doppiatore in un dialogo che divenne presto un viaggio affascinante nei cinquant’anni di palcoscenico del grande attore romano. Furono centrali le riflessioni sui generi del teatro italiano e sulle sue più significative innovazioni stilistiche. Il confronto tra Proietti e Cappuccio si sostanziò in un’indagine tesa a smitizzare i luoghi comuni che imperavano in Italia sulla percezione di cosa sia il teatro popolare e cosa il teatro sublime. E Proietti il Cilento lo ricordava bene.
E se lui ricordava qualcosa l’Italia ricorda moltissimo dell’eterno Mandrake di Febbre da cavallo (o se preferite, Il maresciallo Rocca della tv e il Gastone teatrale) che dall’Accademia al teatro d’avanguardia, dal teatro Tenda al varieta’ e alla tv ha attraversato oltre mezzo secolo di spettacolo italiano. E’ arrivato ad ottant’anni – li ha compiuti oggi il 2 novembre – con una storia ricca, di vero attore, di maestro di tecnica, di personaggio di grande ironia e carisma, amatissimo dal pubblico piu’ evoluto come dalla grande platea degli spettatori televisivi. Un personaggio pubblico, quindi, ma che ha sempre difeso la sua vita privata fino all’ultimo, nei momenti positivi e in quelli negativi come il ricovero in terapia intensiva della notte prima dei suoi ottanta, in piena era covid, ma per un attacco di cuore che non era il primo.
Nato a Roma il 2 novembre 1940, appassionato musicista e cantante fin dalla giovinezza, durante l’universita’ si avvicina al teatro sperimentale. Nel 1970 trionfa nel musical ‘Alleluja brava gente’. Da allora, la sua carriera e’ una serie di successi a teatro, al cinema e in televisione.. E’ anche doppiatore , tra gli altri di Marlon Brando, Robert De Niro, Dustin Hoffman ma anche del primo Rocky e del funambolico genio di Aladdin (“molto divertente ma faticoso”) fino a Enzo, il saggio golden retriever protagonista di Attraverso i miei occhi. Poi regista e poeta teatrale. In circa 50 anni di attivita’ ha cosi’ collezionato 33 fiction, 42 film, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista, oltre ad aver registrato 10 album come solista e diretto 8 opere liriche. Una carriera teatrale, da A me gli occhi please, passando per Shakespeare, che aveva riassunto in uno spettacolo Cavalli di battaglia scelto per festeggiare nel 2016 i suoi 50 anni in scena coronati dalla direzione quindicennale dell’elisabettiano Globe Theater di Roma. Anche se molto prima la sua scuola, e la sua vocazione di maestro, si era espressa al Brancaccio, di cui fu direttore dal1978, insieme a Sandro Merli, per dare vita ad una fucina di talenti tra cui figurano Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli e Sveva Altieri. Attori che come lui sanno attraversare i generi e che hanno conquistato il cuore del pubblico televisivo come ha fatto Proietti, prima come conduttore (suo un Fantastico 4 nel 1983) poi come protagonista di fiction fortunatissime come Il Maresciallo Rocca, arrivata a conquistare anche 16 milioni di telespettatori, poi L’avvocato Porta sempre uscito dalla penna di Marotta e Toscan, Una pallottola nel cuore e molto altro.
”Raccontare la propria vita non e’ cosa da tutti – scrisse sempre nella sua autobiografia – Certo, chiunque puo’ ricordare gli episodi, cercare di storicizzare, fare riflessioni su come passa il tempo e come cambiano le cose. Ma l’odore della poverta’ misto a quello del sugo della domenica, i richiami delle mamme ai figli discoli che non tornano per cena, l’allegria irrecuperabile del mercato, le chiacchiere sui marciapiedi come li spieghi a chi non c’era? I’faccio un goccio d’acqua’ sui muri ancora freschi di calce, la partita a tressette, la vita in strada, le donne ai davanzali, le chiacchiere dei disoccupati… Tutto questo, come puoi farlo rivivere in chi legge?”, per arrivare a concluder che ”forse non e’ stato neppure come lo ricordi tu, perche’ nel ricordo hai enfatizzato qualcosa, e qualcos’altro hai rimosso”. Ora nel bellissimo cameo del Mangiafuoco nel Pinocchio di Garrone, tornerà ancora una volta al cinema, si proprio lui che si lamentava sempre di aver fatto in fondo pochi film, con Marco Giallini e la regia di Edoardo Falcone in “Io sono Babbo Natale” annunciato, sempre che i cinema riescano a riaprire, per il 3 dicembre. E saluterà come piaceva a lui, in commedia.
©Riproduzione riservata