Agropoli, procura accusa Alfieri: «Appartamenti non confiscati in cambio di voti»
| di Marco Santangelo«E’ scandalosa, inconcepibile e inopportuna la permanenza come consigliere del presidente della Regione De Luca per la caccia, pesca e agricoltura del sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, indagato dalla magistratura per gravi reati e per aver favorito il gruppo familiare criminale dei Marotta, detti gli ‘zingari’». Questo è quanto ha affermato pochi giorni fa Valeria Ciarambino, capogruppo del Movimento 5 stelle al consiglio regionale della Campania. Franco Alfieri è il sindaco di Agropoli. Su di lui ed altri tre funzionari comunali, rispettivamente Biagio Motta, Luisa Amatucci e Agostino Sica, la magistratura ha avviato un’inchiesta le cui indagini sono tutt’ora in corso. L’oggetto dell’inchiesta risulta essere la mancata esecuzione della confisca di tre appartamenti alla famiglia criminale dei Marotta, detti gli ‘Zingari’. Poche settimane fa, infatti, il governatore della Campania, Vincenzo de Luca, aveva nominato Alfieri suo consigliere per la caccia, pesca e agricoltura con possibilità di manovra su un fondo europeo per lo sviluppo rurale di 1 miliardo e 800 milioni di euro. Ma non è la prima volta che il sindaco di Agropoli si ritrovi faccia a faccia con la legge. Proprio per questo motivo a causa del processo ‘Due Torri Bis’ era stato ritenuto «impresentabile» alle ultime elezioni regionali. Ma da questa inchiesta Alfieri venne prosciolto per prescrizione nel processo di Salerno. Ma chiuso un caso, se ne è immediatamente aperto un altro.
Il caso delle mancate confische Come riporta il quotidiano ‘La Città di Salerno‘, il procuratore capo Giancarlo Grippo ha chiuso il cerchio dell’inchiesta sulla mancata esecuzione della confisca di tre appartamenti alla famiglia Marotta, detti gli ‘zingari’. La notifica della conclusione delle indagini firmata dal procuratore Giancarlo Grippo è giunta nei giorni scorsi ad Alfieri e a tre funzionari comunali: Biagio Motta, Luisa Amatucci e Agostino Sica, quest’ultimo momentaneamte escluso all’inchiesta penale. In pratica questa famiglia, secondo la Procura, avrebbe continuato ad usufruire degli edifici nonostante l’assegnazione all’Agenzia nazionale dei beni confiscati al comune di Agropoli. Secondo le ipotesi degli inquirenti Alfieri avrebbe lasciato gli appartamenti nelle mani dei Marotta per riscattare dagli ‘zingari’ una notevole somma di voti vista la loro numerosa comunità ad Agropoli.
A dare credibilità alla vicenda è stata una scoperta, fatta per caso, dalla guardia di finanza. I finanzieri del Gico durante un’operazione di confisca si sarebbero accorti che il vecchio provvedimento di sequestro su quei beni immobili non era stato eseguito. Il primo avviso di garanzia era arrivato al sindaco Alfieri già tre anni fa. Ma dopo la scoperta delle fiamme gialle, che hanno confermato le accuse dell’inchiesta, la Procura di Vallo della Lucania ha ritenuto inevitabile la richiesta di rinvio a giudizio. A quanto pare su una di queste case è stata addirittura portata a conclusione una pratica di condono edilizio. Proprio per questo, nel mese di dicembre il sindaco è stato condannato in primo grado dalla Corte dei conti a risarcire 40.000 euro di danno erariale. Il caso finì anche nelle mani della Direzione distrettuale antimafia. La Dds, nel frattempo aveva già in corso diverse inchieste sui Marotta e nel febbraio 2013 emise per Alfieri e due funzionari i primi avvisi. Nel gennaio 2014 però qualcosa è cambiato. La Dda aveva recepito le indicazioni del Tribunale per le misure di prevenzione. Da queste emergeva che il gruppo criminale dei Marotta è sí un clan familiare, ma senza connotazione camorristica quindi non è materiale per la Dda che dichiarato la propria incompetenza trasferendo gli atti alla Procura di Vallo, che adesso ha chiuso il cerchio delle indagini.
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