Inaugurazione della sezione archeologica del Palazzo Civico delle Arti
| di Federico MartinoSarà inaugurato domenica 10 aprile 2011 alle ore 11, con l’apertura della sezione archeologica, il Palazzo Civico delle arti di Agropoli, presso le rinnovate sale espositive di Palazzo Cirota (ex Pretura). Lo storico evento, atteso da circa quaranta anni, è inserito nell’ambito delle iniziative della XIII Settimana Nazionale della Cultura in programma dal 9 al 17 Aprile promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Al taglio del nastro prenderanno parte Francesco Alfieri sindaco di Agropoli, Amilcare Troiano, presidente del Parco del Cilento e Vallo di Diano, Lida Viganoni rettore dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, Gregorio Angelini direttore regionale per i Beni culturali e Paesaggistici della Campania, Carmine Elefante comandante del nucleo carabinieri Tutela patrimonio culturale di Napoli, Adele Campanelli soprintendente per i Beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, Marina Cipriani direttore del museo Archeologico Nazionale di Paestum.
La mostra è stata curata dall’archeologa Laura Del Verme e coordinata da Marina Cipriani, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Paestum l’allestimento è di Massimo L.V. Olivieri, architetto.
L’Amministrazione comunale di Agropoli, guidata da Franco Alfieri, con l’istituzione del Palazzo delle Arti della Città ha affrontato un impegno di grande responsabilità, mostrando grande attenzione e sensibilità alla promozione della cultura. La struttura espositiva dedicata all’arte, archeologia e più in generale, alla cultura è stata concepita in modo razionale ed innovativo ha come intento principale, quello di offrire alla comunità cittadina un museo, virtuale per quanto riguarda la sezione arte e documentario, per quanto riguarda la parte legata alla più antica storia locale. Una struttura agile e flessibile concepita per la didattica e per l’educazione ai temi dell’arte, aperta ad una serie di sperimentazioni e laboratori e che, in modo interattivo, possa consentire l’approfondimento di una serie di percorsi. Oggi, di questo complesso progetto, si inaugura lo spazio espositivo, la sala conferenze e la sezione che mira a valorizzare il territorio e le sue più antiche e documentate tracce di occupazione. L’allestimento promosso in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino, Caserta e Benevento, è stato curato dall’archeologa Laura Del Verme e coordinato da Marina Cipriani direttore del Museo di Paestum.
L’evento si inserisce in un più vasto quadro di collaborazione, promozione e valorizzazione del turismo culturale e di destagionalizzazione delle sue presenze che il Comune ha avviato, insieme alla locale Soprintendenza, fin dall’insediamento dell’attuale compagine amministrativa. Da quest’anno, il Palazzo sarà anche inserito nel percorso ArteCard.
Ringraziando tutti coloro che hanno reso possibile, l’allestimento, il restauro e l’apertura del primo spazio della città interamente dedicato alla cultura, mi auguro che questa struttura e le attività che il Comune intende predisporre incontrino presso il pubblico tutta la fortuna che le nostre risorse archeologiche e storico-artistiche meritano. Il grande lavoro profuso dall’amministrazione e dalla Soprintendenza di fatto colma il divario dei quaranta anni che corre tra la decisione di indagare con ricerche sistematiche i promontori di Agropoli e la sua logica conclusione con una esposizione adeguata alle esigenze di una moderna cittadina.
Gli antefatti
Il geografo romano Strabone riassumendo le origini di Poseidonia, dice che i Sibariti fondarono un teichos (muro, fortezza, riparo) sul mare e che in seguito gli oikisthèntes (abitanti) si trasferirono anotero (più su). La brevità del passo, la sua interpretazione, la traduzione dei termini usati sono il punto centrale attorno a cui ruotano le diverse interpretazioni che hanno impegnato storici, filologi ed archeologi in un dibattito ampio e serrato che dagli anni ’50 accomuna il territorio pestano ed il promontorio di Agropoli.
Il percorso
La storia dei paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo è fatta di popoli di naviganti, di rotte, di scoperte, di commerci, di avventure e di avvincenti conquiste. Spesso ciò che rimane di queste antiche vicende non è che un segno: tracce labili ed isolate di moli ormai sommersi, frustuli di anfore e parti di ancore. Per raccontare parte di questa storia una sala è stata dedicata al mare ed ai rinvenimenti subacquei di Punta Tresino, approdo naturale situato nell’area a sud della bellissima Baia di Trentova, e già ben noto dalle fonti antiche. Numerose anfore ed àncore, arcaiche e romane, recuperate da pescatori e dal locale gruppo subacqueo, documentano la grande rete di traffici che fin dalla Protostoria, senza soluzione di continuità, ha investito la rotta compresa tra i Promontori di Punta Licosa e Punta della Campanella. Dalle fasi più antiche di occupazione del territorio e per tutta l’età Romana, quest’area è stata considerata uno degli approdi naturali più importanti della costa, tanto da prevedere l’impianto di una villa marittima ed il conseguente consolidamento di parte del promontorio, con la costruzione di un magnifico muro di terrazzamento, ancora ben visibile da chi naviga lungo la costa. Ed è proprio alla tipologia della villa marittima ed alla sua importanza nel mondo romano che è stato dedicato un video didattico, parte integrante dell’allestimento proposto, utile ad inquadrare i pochi resti indagati del Saùco, una delle ville d’otium più antiche della Campania. L’abitare in villa era certo una prerogativa dei ricchi, ma molte di queste case erano contemporaneamente dei centri autarchici e, come le odierne masserie, costituivano delle vere e proprie industrie alimentari, con un’intensa produzione di vino, olio, formaggi, granaglie, e cacciagione. Quando poste in riva al mare, erano spesso dotate di costosi vivai, di pesci, molluschi e murene, diventando così anche importanti centri economici. Un ampio spazio è stato dedicato anche ai Lucani ed alla tomba dipinta di Agropoli, attualmente esposta, con il suo corredo, nelle sale del Museo di Paestum.
Grazie ad un accordo stipulato con la Soprintendenza sarà infatti possibile mostrare al pubblico, per la prima volta, i corredi provenienti dal piccolo sepolcreto rinvenuto nella Valle di Muoio da cui provengono numerose ceramiche figurate riferibili all’officina più importante di Paestum. Questi materiali non sono mai stati esposti prima e sono coevi alla importante tomba dipinta proveniente da Contrada Vecchia.
Il IV secolo a.C. è il momento cronologico meglio rappresentato ad Agropoli con i rinvenimenti funerari lucani dalle contrade Torre S. Marco, Colle S. Marco, Cupa, Vecchia, Marrota, Madonna del Carmine e lungo la Valle di Muoio. Da quest’area situata a circa 1 km a sud del centro cittadino provengono le sepolture esposte. Dieci tombe lucane di cui sei si connotano come tipicamente maschili per la presenza di cinturoni di bronzo e di lame di pugnali di ferro. La T. 6 conserva anche i frammenti di una corazza. Tre sono deposizioni femminili, caratterizzate dalla presenza di lebeti nunziali, hydriai monili e fibule d’argento. La ceramica figurata dei corredi è attribuibile all’officina di Assteas-Python ad eccezione di quella appartenente alla T. 8, attribuibile ad uno dei pittori della più tarda produzione pestana. Dalla stessa area proviene anche la famosa tomba a camera dipinta, recuperata in località contrada Vecchia, nella primavera del 1967, in seguito ai danni provocati da lavori agricoli ed attualmente esposta, insieme ai suoi oggetti di corredo, nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Paestum. Su circa un migliaio di tombe lucane conosciute fino ad oggi solo un’ottantina presentano le pareti interne dipinte. Questo dato assicura che le tombe dipinte erano riservate ad un numero abbastanza limitato di individui, in quanto espressione più immediata dei gruppi egemoni della città lucana. Il numero elevato di pitture rinvenute a Paestum, la loro coerenza cronologica e topografica, la loro funzione nell’ambito del rituale funerario riservato esclusivamente ai personaggi delle famiglie egemoni, ha permesso di studiare questa raccolta di pitture come un documento scritto che, in assenza di testi letterari, illumina su aspetti del modo di essere, di pensare e di rappresentarsi dei Lucani a Paestum e nel territorio controllato dalla città.
Alla più recente storia di Agropoli è dedicata l’ultima sala dove sono stati esposti i materiali della necropoli tardo antica in loc. S. Marco che ha restituito uno splendido sarcofago dionisiaco riutilizzato, e l’epigrafe cristiana che rappresenta uno straordinario ed antichissimo documento del culto in queste terre. Ad una integrazione dell’allestimento, prevista per l’anno prossimo, è rimandata la possibilità di approntare una sala dedicata al castello e l’info point.
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