AI e social: il confine tra realtà e fake si assottiglia sempre di più
| di Giovanni Carmine Serva
Fino a qualche anno fa, i social erano nati per uno scopo positivo; lo stesso nome lo dice “socializzazione”. Nel 2025, però, sta cambiando tutto. L’intelligenza artificiale ha i suoi lati positivi e negativi, ma di questo ne parlerò in altri articoli. Oggi vorrei soffermarmi sull’utilizzo dei social, sul rispetto della privacy e sul miglioramento personale. L’AI è da poco tra di noi eppure già siamo arrivati a un punto in cui non si distingue più la realtà dal fake. I Deepfake sono all’ordine del giorno,sono video nei quali ci sono discorsi finti di personaggi pubblici, politici, del Papa o di altri, vengono creati senza alcun scrupolo. In alcuni casi, vengono screditati o offesi anche altri individui. Mi chiedo: come faremo a distinguere il vero dal falso?
Come faremo a capire quando qualcuno merita o meno attenzione? Come faremo a difendere la nostra privacy? E non parliamo delle app dove si può parlare in tutte le lingue del mondo o fare discorsi. Chi studia davvero, chi investe tempo e risorse per imparare varie lingue o per divulgare contenuti nei quali investe competenze cosa dovrà pensare? Dove finirà la meritocrazia? Mi chiedo perché nessuno si stia lamentando di tutto ciò. Penso che bisogna muoversi in fretta, anche attraverso qualche corteo pacifico, per chiedere delle limitazioni sull’AI. I video prodotti con l’intelligenza artificiale dovrebbero avere un’etichetta, un simbolo che permetta a tutti di riconoscerli, per distinguere il vero dal fake. Devono seguire un’etica e rispettare la privacy. I giovani, invece, dovrebbero usare l’AI come ausilio per diventare ancora più competenti, ma l’impegno, lo studio e le competenze devono essere personali. Altrimenti, che senso ha vivere se smettiamo di formarci, di investire su noi stessi e se lasciamo tutto nelle mani di un’intelligenza artificiale? Al contrario, prima o poi rischiamo di cadere tutti in quello che gli psicologi definiscono il deterioramento dell’agency.
Siamo solo all’inizio di questa rivoluzione tecnologica, che ripeto è ottima come ausilio. Ma dobbiamo entrare subito nell’ottica di pretendere delle limitazioni che ci tutelino e che, soprattutto, non ci rendano schiavi dell’AI. Il futuro sarà nostro solo se agiremo con consapevolezza.
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