Al Meeting del Mare “Immobile”, il cortometraggio per «rendere accessibile la diversità»
| di Redazionedi Giangaetano Petrillo (foto Pio Peruzzini)
Il tema come già anticipato della XXIV edizione dell’evento Meeting del Mare, evento organizzato dal parroco Don Gianni Citro, è Diversità. Cercheremo di raccontarvelo attraverso l’arte, perché come ci confida Carmine Iorio, il giovane autore del cortometraggio Immobile che verrà presentato durante la tre giorni dell’evento, «è arte ciò che ti consente di filtrare la realtà personale di ognuno di noi». Il corto è scritto e ideato dalla delicata e sensibile penna di Carmine Iorio, classe 1997 originario di Acquavena che studia a Perugia da farmacista. «Dico sempre che voglio curare il loro corpo con le medicine e la loro anima con l’arte», ci invita a riflettere su quanto e come la diversità sia anche associata a una disabilità di tipo fisico.
In questo caso la reazione più frequente in chi non si considera tale è quella di provare disagio di fronte a qualcuno cui la vita ha riservato una sorte che un domani potrebbe riservare a noi o che il fato avrebbe potuto assegnarci. Ecco perché di fronte ad una diversa abilità fisica o anche mentale si tende a girare lo sguardo, ad evitare il contatto. Il lavoro diretto dal giovane regista Antonio Fiscina di Caselle in Pittari, invece ci sbatte davanti agli occhi questa realtà diversa, differente, complicata come la gran parte delle nostre vite, ugualmente degna di essere vissuta, affrontata nelle sue mille difficoltà. Carmine, l’autore che contattiamo per una breve intervista, ci confida che «dal titolo potrebbe passare il messaggio dell’immobilità dovuta alla disabilità invece la vera immobilità del mondo non è la disabilità, ma il non inseguire i propri segni poiché bisogna rientrare in schemi dettati dalla società».
Ed è proprio questa immobilità culturale che il corto invita a smuovere, svecchiare, declinandola in una realtà diversa si, ma ugualmente normale. Quello che più sorprende, infatti, dalla visione del corto, è la normalizzazione che incede durante il racconto di una storia che normalmente siamo abituati a considerare speciale, spettacolare, eroica. Invece Carmine riesce a non esaltare, a non spettacolarizzare la disabilita; non è alla ricerca dell’emozione fisica, alle volte persino violenta, ma lascia che sia il racconto, la storia personale dei protagonisti ad emergere, a rivelarsi, «il mio obiettivo è quello di superare molti dei tabù di cui soffre ancora oggi la nostra società».
L’opera risveglia le coscienze di molti dal torpore del qualunquismo, dell’indifferenza. «Il tutto nasce anche dalla mia esperienza personale», continua a raccontarci Carmine, un’esperienza figlia di luoghi schiavi tuttora di una mentalità retrograda e conservatrice. Il diverso che viene stigmatizzato o, ancora peggio, escluso e nascosto. Carmine, insieme alla straordinaria interpretazione di Francesco Barra, nel ruolo del protagonista Andrea, lo esalta non in quanto disabile, diverso, omosessuale, ma in quanto persona umana, con caratteristiche e inclinazioni diverse, ne racconta la propria vita, la propria esperienza. Fatta di cadute, come ci racconta l’attore Barra «il personaggio di Andrea è stato un bel ruolo e anche ben scritto secondo me. Durante tutto il corto la sua evoluzione è determinata da tappe fondamentali, un po’ come fossero fotografie. Come ogni ragazzo – continua il giovane attore originario della provincia di Napoli – anche Andrea senti di lottare contro il mondo e di portare avanti i suoi sogni.
Viene buttato giù di continuo e lui si rialza, incassa, si rialza – prosegue il giovane interprete – e incassa ogni volta, atteggiamento che lo distingue dal cliché da ragazzo di famiglia per bene. Lui vuole fare l’artista, vuole suonare il violino, passione ereditata dal nonno. E questa sua determinazione – conclude l’attore Barra – lo porterà a rompere il rapporto già logoro con i genitori che, con molta probabilità, lo volevano diverso». «Cerco di raccontare un sogno. Questo è il mio racconto, non un racconto mieloso dove bisogna soffermarsi a compatire» ci confida in conclusione l’autore Carmine.
Nei prossimi articoli conosceremo tutti gli altri protagonisti che hanno partecipato a quest’opera che rompe un modo di raccontare la disabilità, le diversità, attraverso uno sguardo distante. Lo stesso direttore dell’evento, Don Gianni Citro, si è «interessato immediatamente alla proposta dei giovani autori perché l’ho trovata forte, in grande sintonia col tema di questa edizione del meeting del mare, poi cos’ calata nel nostro amato Cilento. Siamo partiti con grande entusiasmo ed è nato un gruppo di lavoro bellissimo, pieno di energia e motivazione. I giovani creativi – sottolinea Don Gianni Citro – vanno sostenuti. Hanno un ruolo importante nella società, perché la esplorano e la raccontano con poesia e trasparenza. Non è immaginabile – prosegue il parroco ideatore della kermesse – un mondo senza i suoi interpreti e i suoi poeti. Il cinema è un linguaggio completo e ho visto tutti i protagonisti molto concentrati nell’impresa e vederli muoversi per certi luoghi è stato affascinante. Aprire il festival con questo esperimento che parla di diversità – conclude Don Gianni – di tenerezza e di amicizia, aggiunge un valore nuovo ai nostri tanti sforzi di comunicare l’esistenza».
Perché parlare della diversità, ed è questo il magistrale artificio riuscito di quest’opera, non è parlare esclusivamente di una storia personale, ma è raccontare in parte l’esistenza. In fondo il messaggio del corto Immobile, progetto finanziato in collaborazione dalla Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A e Cittadinanza Attiva Campana, è quello di naturalizzare, di rendere accessibile a tutti, ciò che spesso ci viene raccontato come una storia eroica e straordinaria. Ma in fondo è una vita come tante altre, fatte di cadute e risalite, degna ugualmente di essere vissuta.
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