Alfano, ‘La Contadina’ e quel pranzo d’estate nel silenzio tanto invocato
| di Luigi MartinoChi scappa dalla costa del Cilento in un torrido pomeriggio di luglio, lo fa solo perchè quattro amici t’invitano lontano dal frastuono e dalla folla. Mentre un esercito di ragazzi con gli occhiali a specchio stringe mojito e impugna racchettoni lungo il litorale, mi catapulto dove il silenzio è sovrano indiscusso insieme alla dieta mediterranea. I due si fondono e ti fanno accomodare in uno di quei tavoli in legno all’ombra di ulivi e con vista sul vigneto. Le viti sono ben allineate. L’unico suono che scalfisce quella tranquillità, è il chiocciare delle galline. La Contadina, immersa nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è patrimonio indiscusso di Alfano e dei suoi abitanti. Una Country House accogliente che ti fa sentire a casa quando le sue prelibatezze si poggiano a tavola. Le paddoccole sono la chiave per aprire questo paradiso di tradizioni antiche. Le mozzarelle e le ricotte calde vengono prodotte pochi metri più in là, dalle stesse persone che te le servono. Basta già queste per capire in che posto ti trovi.
Gli affettati fanno da contorno al resto. Il vino rosso abbonda e i primi ti accompagnano di nuovo in quelle casette con le travi in legno dove le nonne di questo lembo di sud partorivano magie senza il bisogno di ostetriche e ginecologhe. Le ricette sono custodite in un libricino con la copertina sbiadite e nascoste in uno di quegli anfratti del fiume Mingardo, il corso d’acqua che accarezza Alfano ed è testimone di racconti lontani.
Caffè e digestivo, poi parte la visita guidata tra gli occhi degli agnellini appena nati e le papere che in fila scorrazzano libere attorno all’aia. Gli ingredienti ci sono tutti e alla fine, quando ti alzi, capisci che un giorno così te lo porti dentro a lungo e magari hai voglia di portarle tutte qui le persone alle quali vuoi davvero bene.
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