Capaccio: 21 bufale con la brucellosi, sequestro cautelativo dell’intero allevamento
| di RedazioneDopo Caserta scatta l’allarme brucellosi anche in provincia di Salerno. I carabinieri dei Nas hanno effettuato, nella giornata di ieri, un sequestro cautelativo in un allevamento di bufale di Capaccio Scalo. Dove sono stati individuati ventuno capi di bestiame affetti da brucellosi. I militari, diretti dal capitano Walter Feniello, hanno poi sequestrato tutti i 1.280 animali presenti nell’allevamento in attesa di ulteriori analisi che dovranno verificare la presenza di eventuali altri animali affetti dal batterio della brucella. I carabinieri hanno anche provveduto a segnalare alle autorità competenti il titolare della struttura: un noto allevatore di Capaccio Scalo.
ABBATTERE GLI ANIMALI MALATI – La misura sanitaria del sequestro precede, almeno per i ventuno capi infetti, l’abbattimento delle bufale. Ma soltanto le analisi sugli oltre mille capi potrà restituire il numero complessivo di animali da ammazzare. Nel frattempo sia Asl che Nas hanno intensificato i controlli sul territorio per verificare se il focolaio di brucellosi possa aver intaccato altri allevamenti della zona. L’emergenza brucellosi, divampata negli anni scorsi in provincia di Caserta, è stata domata soltanto nel 2009 in Terra di Lavoro. La crisi ha portato all’abbattimento di quasi trentamila capi nel Casertano per un danno complessivo diretto di circa 25 milioni di euro ed una ricaduta negativa sul mercato della mozzarella stimato in diverse decine di milioni di euro per l’intera regione Campania. Non solo: per sradicare la brucellosi, il Governo ha stanziato negli anni scorsi 66 milioni di euro per tamponare l’emergenza.
L’AFFARE DELLA BRUCELLOSI – In provincia di Salerno sono stati diversi, anche se sempre isolati, i casi di brucellosi. L’infezione delle bufale è, invece, diventata un affare illegale per faccendieri e dipendenti Asl nel 2006. Quando le indagini della magistratura portarono all’arresto di 23 persone coinvolte in una operazione di acquisto di bufale malate che, invece di essere abbattute, venivano trasferite in altri allevamenti per favorire la diffusione del batterio della brucella. Nel mirino degli inquirenti finirono sia imprenditori che veterinari e funzionari regionali. Ma soprattutto un’azienda della provincia di Salerno che aveva vinto l’appalto della Regione Campania per smaltire i capi infetti. L’emergenza, adesso, si ripropone in forma diversa. Anche se gli esperti dell’Asl e le associazioni dei produttori hanno già confermato l’assoluta garanzia sanitaria per la mozzarella. Infatti, in situazione sospette il latte di bufala viene pastorizzato in modo da eliminare ogni rischio di brucellosi.
fonte: corriere del mezzogiorno
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