Alta velocità, Comitato civico 1987 diventa Comitato di lotta: «Nostro lavoro mortificato dagli amministratori»
| di Maria Emilia CobucciIl Comitato civico 1987 cambia pelle e diventa Comitato di lotta. Il 4 novembre scorso il Comitato si è riunito presso l’aula consiliare del comune di Sapri con il preciso obiettivo di trasformarsi in Comitato di lotta. Da mesi opera nel rispetto di tutte le istituzioni, chiedendo la collaborazione di tutte le amministrazioni, a cominciare da quelle locali.
«Purtroppo, il dialogo è sempre stato, questa la nostra sensazione, unilaterale. – spiegano – Dunque, questa fase è oggi terminata. La Regione Campania ha votato il silenzio, sostanzialmente ignorandoci. L’amministrazione saprese ha tentato, in questi mesi, di salvare le apparenze, in realtà lavorando ai fianchi del Comitato, non per sostenerlo, ma per sfiancarlo. Ma il comitato è vivo, perché è fatto di persone e cittadini liberi. Il vicensindaco di Sapri ci ha accusati sotto la casa comunale, di aver riesumato “quattro morti” e di aver “raccontato favole”. – continua il Comitato – Questo mortifica coloro che in questi mesi si sono impegnati duramente, dedicando tempo, fatica e energie ad una lotta che l’Amministrazione avrebbe dovuto compiere insieme a noi. Il Comitato intende denunciare il tradimento delle aspettative e, soprattutto, la condanna dei giovani e delle future generazioni all’isolamento e all’emarginazione per la mancata possibilità di accesso alla più grande infrastruttura ferroviaria veloce mai realizzata al Sud. Noi del Comitato non ci stiamo, non ci arrenderemo, e anzi abbiamo deciso di alzare l’asticella della lotta. Per questo continuiamo a chiedere a chi è disponibile a condividere, concretamente, con noi la lotta per una causa così importante, diremmo vitale, a lavorare in prima persona quotidianamente al nostro fianco nel tentativo di scardinare le porte chiuse in faccia al nostro territorio. Siamo lieti di aver trovato molti amici disposti a seguirci perché siamo convinti di combattere una battaglia giusta, contro un errore gravissimo commesso dalle scellerate scelte della politica e che mortifica la dignità e le speranze delle nostre popolazioni. Constatiamo di essere orfani (fatte le dovute eccezioni), per cui andremo
avanti da soli – ed avvertiamo che nessuno potrà salire sul carro del vincitore (se la vittoria, come ci
auguriamo ci arriderà)».
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