Alta velocità, comitato: «No a guerra tra poveri, vogliamo unione dei territori»

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Alta velocità, comitato: «No a guerra tra poveri, vogliamo unione dei territori»

«Alla luce delle recenti dichiarazioni rilasciate anche da autorevoli soggetti istituzionali, apparse controverse, presumibilmente per la grande confusione che si è fatta e si fa intorno all’argomento Alta Velocità già da alcuni mesi, noi del Comitato vogliamo chiarire, una volta per tutte, che non siamo contrari al percorso autostradale della nuova linea Alta Velocità nel Vallo di Diano; né siamo contrari ad una prevista stazione AV, né siamo contrari a fermate di treni ad Alta Velocità nel Vallo di Diano. Desideriamo non essere trascinati in polemiche di bassa lega».

E’ quanto dichiarato in una nota stampa dal Comitato Civico 1987. «Noi chiediamo soltanto che non si commetta un errore storico che peserebbe in modo colpevole sui nostri figli e sulle future generazioni. Un’opera, fra le più importanti mai realizzate nel Sud del Paese, se non corretta in tempo, non potrà mai più essere modificata. Chiediamo perciò che dal Vallo di Diano, cui non vogliamo togliere assolutamente nulla, il percorso AV scenda nel Golfo di Policastro, come previsto dall’alternativa 2 dello Studio di Fattibilità di RFI e prosegua verso il Sud con il relativo passaggio per Sapri. Questa soluzione è la più idonea a garantire l’inclusione di tutti i territori: Vallo di Diano, Golfo di Policastro, Costa di Palinuro, Basso Cilento, Lagonegrese, Basso Potentino, Città di Maratea; a promuovere lo sviluppo delle economie degli stessi territori, avvicinando e favorendo le mobilità sostenibili. Come si comprenderà, non chiediamo esclusioni di sorta, non intendiamo promuovere guerre fra poveri, ma nel contempo rivendichiamo il rispetto dei diritti fondamentali ed inalienabili delle popolazioni, che non possono essere messe in discussione da veti pretestuosi che appartengono a logiche superate».

E aggiunge: «Vogliamo, altresì, chiarire a quanti ancora dovessero ignorarlo che non venga fatta confusione fra struttura di RFI, proprietaria della rete ferroviaria e i vettori, oggi Trenitalia, Italo e Kargo, ma in un futuro non lontano destinati a divenire sempre più numerosi. Per intenderci, i vettori (società di trasporto) pagano un pedaggio ad RFI (Rete Ferroviaria Italiana) per utilizzare la linea: un po’ come avviene per le autostrade e i veicoli che la percorrono. Pertanto, parlare oggi di fermate è acronistico, fuori luogo e non giova ad alcuno; queste, infatti, saranno determinate in futuro dagl stessi vettori a seconda del bacino di utenza che sarà loro garantito, sicuramente senza trascure alcun territorio».

«Concludendo ribadiamo che la nostra lotta è finalizzata a non essere completamente esclusi dal possibile utilizzo di un’opera pensata proprio per l’inclusione, per lo sviluppo delle economie e per garantire la mobilità sostenibile delle popolazioni dei territori, tutti indistintamente. Le nostre richieste, già previste dallo Studio di Fattibilità di RFI e inispiegabilmente ignorate, si concretizzano nell’alternativa 2 dello stesso studio, giudicata la migliore possibile in quanto non presenta le difficoltà riscontrate nell’alternativa 1 che presenta pendenze fino al 18 per mille, alto rischio sismico e geologicamente interessata da frane importanti».

«Queste nostre argomentazioni non potranno non essere prese nella dovuta considerazione anche perché si trovano in linea con quelle suggerite dalla relazione tecnica commissionata dalla Consac e dai Comuni interessati e stilata dalla Setac dell’Università di Bari, a firma del Prof. Pasquale Colonna; perizia che classifica come la migliore posibbile, proprio l’alternativa 2 (Battipaglia,Vallo di Diano,Sapri,Praia). Crediamo di aver chiarito qual è la posizione ufficiale del Comitato da non confondere con le varie estemporanee argomentazioni che spesso vengono a noi attribuite e dalle quali prendiamo le dovute distanze. In ultimo, – conclude il comitato – non si trascuri qualcosa che potrebbe oggi apparire banale: una possibile malaugarata interruzione sulla linea storica (nota frana di Pisciotta) vedrebbe tutte le popolazioni interessate completamente destinate all’isolatamente per tempi incalcolabili. Solo l’esistenza di una possibile connessione con la costruenda nuova linea A.V. eviterebbe una simile sciagura le cui conseguenze apporterebbero dei disagi e costi stratosferici. Siamo convinti di aver sufficientemente chiarito che noi siamo per l’inclusione e non per escludere nessuno, ma non permettiamo che si pongano veti alle nostre sacrosante rivendicazioni. Rendiamo pubbliche le decisioni assunte dal Comitato civico 1987 nella serata di ieri (domenica 19 settembre 2021), che ha deciso di darsi una struttura organizzativa per iniziative future tese al coinvolgimento delle popolazioni interessate, non trascurando di coinvolgere le classi studentesche che sono le più interessate alla fruizione dell’opera. Un esecutivo di circa venti persone, tra cui noti professionisti, affiancherà il presidente Vittorio Napolitano per organizzare la lotta democratica affinché i soggetti responsabili diano le risposte da tempo sollecitate. Tutto ciò perché è stata pienamente avvertita anche una forte pressione da parte dell’opinione pubblica».

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