Altavilla Silentina, uccise la badante per gelosia: condanna definitiva a 20 anni
| di Redazione
Dopo anni di battaglie legali, la Corte di Cassazione ha messo la parola fine al caso dell’omicidio di Snejana Bunacalea, la badante moldava trovata senza vita il 5 marzo 2020. Con la recente sentenza, i giudici hanno respinto il ricorso presentato dalla difesa di Gerardo Cappetta, confermando la condanna a 22 anni di carcere inflitta all’uomo.
La decisione arriva dopo il pronunciamento della Corte d’Assise d’Appello, che già nel giugno scorso aveva ribadito la sentenza di primo grado. Il quadro accusatorio, sostenuto dalla Procura e dalla parte civile rappresentata dall’avvocato Angelo Mancino, ha retto a tutti i gradi di giudizio, dimostrando che la morte di Bunacalea non fu accidentale, bensì un omicidio volontario.
Secondo quanto emerso dalle indagini e dal processo, la donna non fu vittima di un malore né di un incidente, ma venne brutalmente uccisa. Cappetta, ex benzinaio ed ex dipendente delle Poste, avrebbe agito in preda a una folle gelosia, incapace di accettare la fine della relazione clandestina con la vittima. La dinamica dei fatti è stata ricostruita nei minimi dettagli: l’uomo avrebbe ripetutamente spinto la testa della donna sott’acqua, causandone la morte per annegamento.
Un elemento chiave dell’inchiesta è stato il movente passionale. Bunacalea, 43 anni, aveva manifestato l’intenzione di chiudere definitivamente il legame con Cappetta per dedicarsi a una nuova vita sentimentale. L’ipotesi che la donna avesse un appuntamento con un altro uomo la sera del delitto avrebbe scatenato l’ira dell’omicida, portandolo a compiere il gesto estremo.
Con il pronunciamento della Cassazione, la giustizia ha fatto il suo corso. Per i familiari della vittima, si chiude un doloroso capitolo, segnato da anni di sofferenza e attesa di verità. Gerardo Cappetta, invece, dovrà scontare per intero la pena inflitta, senza più possibilità di appello.
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