Legambiente stila le eco-città. In Campania meglio Salerno, malissimo Napoli
| di Rito RuggeriIn Campania è la città di Salerno l’unica annoverata nei primi 42 Comuni che si distinguono per vivibilità, e si piazza al 34simo posto. Va male, invece, per il capoluogo campano: Napoli si piazza all’89esimo posto. Gli altri Comuni del Sud che si trovano nei primi 42 posti sono Campobasso (39esima), Potenza (40esima) e Matera (42esima).
Le città ritenute più virtuose sono Verbania, Belluno, Parma, Bolzano e Siena, ai primi cinque posti della classifica. Va malissimo in Sicilia: a Catania la “maglia nera”, ma spiccano “in negativo” anche, Crotone, Agrigento, Frosinone e Caltanissetta, ultime della speciale graduatoria.
Nelle ultime venti posizioni sono rappresentate cinque regioni del Sud, incluse le isole maggiori. Con la Sicilia a detenere il primato di maglie nere troviamo Calabria e Lazio con, rispettivamente Catanzaro (85esima), Vibo Valentia (88esima) e Crotone (102esima); Latina (91esima), Viterbo (94esima) e Frosinone (100esima). Oltre a Napoli, ci sono anche il capoluogo della Sardegna, Nuoro (92esima) e del Molise, Isernia (95esima). Negli ultimi venti posti, anche la Lombardia con Como (86esimo posto) e la Liguria con Imperia (87esima).
Sul fronte dei punti d’eccellenza, Verbania e Novara, con percentuali di raccolta differenziata superiori al 70%, hanno già raggiunto con netto anticipo l’obiettivo del 65% fissato per il 2012 dal decreto sul recupero dei rifiuti. Per Legambiente, “a questa coppia si aggiungerà, probabilmente tra pochi mesi, Salerno nei centri urbani del Paese”, che “lanciando il porta a porta è riuscita, prima città del Sud, a inaugurare una gestione della spazzatura efficace e sostenibile”. Mentre Messina, Catania, Palermo ed Enna, “raccolgono in maniera differenziata un decimo di quello che dovrebbero”.
Eco-cittàInsomma, nelle città italiane si stenta ad abbracciare le buone pratiche ecosostenibili che porterebbe tutti ad una vivibilità maggiore. Non si utilizza il trasporto pubblico, “gli abitanti dei capoluoghi, in media, fanno solo un viaggio e mezzo a settimana su autobus, tram e metropolitane”. Solo Siena, insieme a Trento e Trieste, appaiono tra i capoluoghi dove una buona percentuale di abitanti usa il trasporto pubblico.
Le isole pedonali “sono praticamente immutate da un anno all’altro (0,35 metri quadrati per abitante)”, le zone a traffico limitato “si sono rimpicciolite (da 2,38 metri quadrati del 2008 ai 2,08 attuali)”, la congestione da auto “è identica (circa 64 auto ogni 100 abitanti)”.
Migliora, ma “solo dell’1%”, l’efficienza della depurazione (dall’88% all’89%)", e alla fine il parametro migliore è quello della raccolta differenziata: un +2,79% che però “lascia l’insieme delle città ferme al 27,19%, lontano, quindi, dal 50% che andrebbe assicurato entro il 2009" . Solo Alessandria e Biella si trovano al di sopra del 50% per la raccolta differenziata.
Regioni "leader" per mobilità ciclistica sono Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte: qui, tra i comuni migliori, figurano Reggio Emilia, Mantova, Lodi, Vercelli, Ravenna, Cuneo, Ferrara, Modena, Piacenza, Cremona e Forli’. Tutte con più di venti metri equivalenti di ciclabile ogni 100 abitanti. Bari si qualifica come “prima citta’ meridionale che ha avviato un serio e articolato progetto per favorire gli spostamenti a pedali”. Ci sono poi qui comuni che “annunciano prodigiosi interventi antitraffico ma hanno un trasporto pubblico praticamente inesistente (Vibo Valentia, Crotone e Latina), zero zone a traffico limitato (una ventina di capoluoghi in tutto), una ciclabilità inesistente o ridotta all’osso, come a Napoli e Potenza”.
Infine ci sono comuni “agili nel promuovere lo sviluppo del solare termico o del fotovoltaico”, come Siena o Cremona, o nel lanciare politiche locali di efficienza e risparmio energetico, come Terni, Rimini o Livorno.
“Non investire nella sostenibilità urbana produce un doppio danno, sia locale che globale”, commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. Che spiega: “Nelle città si concentrano le più alte percentuali delle emissioni inquinanti, dei consumi energetici e degli spostamenti”, per cui “migliorando l’ecosistema urbano si offre un ambiente migliore agli abitanti e, nello stesso tempo, si contribuisce alla riduzione dei gas climalteranti che stanno facendo salire la temperatura del pianeta”.
Per l’ambientalista “proprio dai centri urbani, in vista del vertice di Copenhagen, potrebbe partire una sfida in tre settori determinanti: edilizia, mobilità e inversione dell’effetto isola di calore". Sono questi i tre ambiti dove le pubbliche amministrazioni e le imprese “devono promuovere innovazione, sostenibilità, riduzione dei consumi e delle emissioni con il coinvolgimento della ricerca, degli urbanisti e, non ultimo, della gente comune, che già esprime questi nuovi bisogni ma, come testimonia anche quest’anno Ecosistema urbano, troppo di rado trova risposte adeguate sul territorio”.
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