Nei mari pesci tropicali
| di Biagio CafaroDa Amalfi ad Agropoli nel golfo di Salerno che comprende la costiera amalfitana e Cilento appaiono nelle rete dei pescatori veri e propri pesci tropicali. Bizzarre creature marine che sembrano sbucate fuori direttamente dai racconti di Verne o da un vecchio manuale di criptozoologia. Eppure qui la fantasia c’entra come i cavoli a merenda. È tutto vero, strano ma vero. Specie abissali o tropicali, o quantomeno ritenute rarissime dalle nostre parti, fanno sempre più capolino tra le acque salernitane, finendo spesso impigliate nelle reti dei pescatori, e di conseguenza sui banconi del locale mercato ittico. In una sorta di globalizzazione oceanica. Gli esperti parlano di tropicalizzazione, fenomeno che interessa in maniera crescente l’intero Mediterraneo, e di conseguenza la zona del Basso Tirreno. «Siamo in presenza di un processo di insediamento nei nostri mari di specie provenienti da aree tropicali o subtropicali— spiega Aniello Amato, veterinario dirigente dell’Asl Salerno nonché autore di un volume di prossima pubblicazione dedicato ai più strani abitanti degli abissi— specie nella maggior parte dei casi dominanti ed in grado, perciò, di soppiantare le razze autoctone preesistenti. Costituendo nel complesso una grave minaccia per la biodiversità marina». A causare l’arrivo di questi ospiti inattesi dall’Atlantico o dalle acque indiane sarebbero i cambiamenti climatici, la riduzione della salinità, le mutazioni di flora e fauna indissolubilmente legate all’innalzamento della temperatura globale. E se a ciò aggiungiamo la mano dell’uomo il gioco è fatto, e diventa più che occasionale l’incontro con curiosi “mostri”marini. Come il pesce falce (nome scientifico Zu Cristatus), specie abissale originaria dei mari asiatici. Grandi occhi, corpo piatto segnato da una sorta di criniera rosso vivo, può raggiungere tranquillamente il metro di lunghezza. O il rarissimo— l’esemplare catturato nel golfo salernitano è uno dei primi in Italia — Berice Splendente (Berix Splendens), pesce atlantico proveniente dall’arcipelago delle Azzorre. Forma allungata, corpo cilindrico che può toccare i due metri, un lungo filamento come coda: è il pesce flauto (fistularia commersonii). Arriva dall’Oceano Indiano,migrante al pari del grugnitore bastardo (pomadasys incisus), specie pelagica che dalle originarie coste africane sta lentamente colonizzando le acque del sud Italia. Emerge dalle profondità degli abissi il polpo palla (ocythoe tuberculata), ottopode pelagico dall’intensa coloratura azzurro-violacea. Supera abbondantemente il metro, più o meno le stesse dimensioni del pesce luna (mola mola), che a dispetto del nome adora crogiolarsi al sole di superficie. È il più grande tra i pesci ossei, di forma ovaloide, un becco dentato e una pinna dorsale che ricorda quello di uno squalo. E a proposito di pescecani: sono diversi gli esemplari avvistati o catturati nelle acque salernitane. Ma dimenticatevi i grandi predatori di uomini osservati al cinema o nei documentari targati National Geographic, si tratta per lo più di grosse ed innocue verdesche, magari un inquietante squalo manzo. Oppure quel rarissimo notidiano cinereo recentemente catturato al largo delle coste cilentane: «Una specie davvero particolare — precisa Amato — dotata di sette fessure branchiali. Vive tra i 300 e i 600 metri, ma può raggiungere tranquillamente profondità maggiori» . Di raro, per il golfo di Salerno, c’è anche il «Luccio Imperiale» , specie di profondità con grandi mascelle e denti lunghi e acuminati. Può raggiungre il mezzo metro ed è carnivoro e vorace.
Fonte: positanonews.it
©Riproduzione riservata