Obbiettivo Decrescita
| di Paolo AbbateCredo, a buon ragione, che il primo obiettivo per una teoria della “decrescita” sia quello che preveda la tutela della biodiversità.
“Dare alla natura quello che è della natura” potrebbe essere lo slogan dell’ “obiettivo decrescita”.
L’acqua, le foreste, l’aria, i biotopi tutti sono essenziali per gli organismi di ogni specie, per la Vita dunque.
E la specie umana che è parte della vita sulla Terra deve riprendere in mano la questione ecologica e anche spirituale della sopravvivenza della Vita sul pianeta.
Ecco perché, per poter realizzare una “società della decrescita” (come teorizza Serge Latouche) occorre che l’uomo realizzi finalmente una politica di tutela integrale degli ecosistemi e degli habitat naturali, ovvero della biodiversità.
Decrescita non significa certo tornare all’Età della pietra, ma produrre e consumare di meno e in modo appropriato senza gravare sul patrimonio naturale, come fosse inesauribile.
Un’interessante rapporto ONU (2004) su computer e ambiente informa che per costruire un computer il consumo è di quasi 2 tonnellate di materiali, di cui 240 Kg di combustibili fossili e una quantità di acqua incredibile. Soltanto per un chip di 2 gr. c’è bisogno di 1,7 Kg di risorse di energia (S.Latouche – Economia e ambiente).
Ma prendiamo un dato emblematico come altro esempio. Se per realizzare un km di autostrada occorrono 5 ettari di natura (A. de Benoist, Comunità e decrescita), facciamo il conto di quanto territorio hanno divorato e divorano queste arterie che rispondono essenzialmente alla domanda di maggior velocità e quindi maggior traffico di auto e camion su di esse.
Rispondere alla domanda di maggior velocità e maggior volume di traffico significa nei fatti stimolarla sempre di più. Si chiama “effetto rimbalzo”.
E difatti si continua a promettere e progettare (è un vizio di destra e di sinistra) sempre più infrastrutture quali autostrade, viadotti veloci, trafori, ecc. che spesso e volentieri non corrispondono a bisogni reali ma a far crescere il Prodotto interno lordo e soddisfare spesso le lobby autostradali.
Anche i Parchi naturali, creati per tutelare la biodiversità, non si salvano da realizzazioni di questo tipo, costose e incompatibili con l’ambiente e pressoché inutili.
Nel parco nazionale del Cilento, ad esempio, è stata realizzata una super strada che attraversa trasversalmente tutta la valle del fiume Mingardo, a tutela integrale, con 25 altissimi piloni di cemento armato (foto). Sono state spianate colline, riempiti fossi, sradicati alberi per traversare questa splendida valle. Il paradosso, se così possiamo chiamarlo, è che era possibile un’alternativa sfruttando, allargandola e modificandola, una strada già esistente con il suo ponte sul fiume Mingardo.
Tuttavia occorreva, nell’immaginario di chi ha realizzato questa super strada, distruggendo habitat e paesaggio, che i numerosi vacanzieri potessero raggiungere “al volo” le rinomate spiagge di Palinuro e Marina di Camerota, aree a protezione integrale del Parco nazionale. Il tutto avrebbe, naturalmente, contribuito a potenziare la crescita economica del territorio.
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