Antimafia: «La camorra investe nel Cilento e nel Vallo di Diano»
| di RedazioneConsegnata al Parlamento la relazione del Ministro dell’Interno sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia. Tra le sorprese, in provincia di Salerno, c’è l’intensificazione di investimenti in due zone ritenute “franche”, fino a qualche anno fa, rispetto alla criminalità organizzata. Si torna a parlare del Cilento e del Vallo di Diano. Si riaccendono i riflettori su Comuni e realtà con un basso tasso di criminalità. Cilento e Diano, secondo la relazione del Ministero dell’Interno «costituiscono il quarto contesto territoriale della provincia di Salerno ove, allo stato, non emergerebbero evidenze circa la presenza di organizzazioni camorristiche autoctone ».
Territorio vergine, criminalità assente? Nemmeno per sogno. «La collocazione geografica favorirebbe l’ingerenza di compagini mafiose provenienti dai territori limitrofi che la prediligerebbero per infiltrare settori nevralgici dell’economia legale, le amministrazioni pubbliche locali, allo scopo di condizionarne le scelte, e per il reinvestimento di capitali illeciti. In particolare, il Vallo di Diano si conferma area di interesse per le consorterie mafiose originarie delle province settentrionali della Campania e delle regioni Basilicata e Calabria, come documentato, in particolare, dall’indagine “Oro nero”, coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Potenza e di Lecce e conclusa, il 12 aprile 2021 dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza, mettendo in luce i rapporti esistenti, nella gestione del contrabbando di carburanti, tra gli esponenti della malavita locale e quelli del cartello casertano dei Casalesi».
L’area costiera (il Cilento), invece, per la sua spiccata vocazione turistica, favorirebbe investimenti illeciti e il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Il 16 maggio 2023, a Perdifumo (SA), nell’ambito di un’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Rimini che ha interessato più province, i carabinieri hanno individuato un laboratorio clandestino per la produzione di anabolizzanti e della droga c.d. “dello stupro”, nell’occasione arrestando in flagranza una coppia di pregiudicati del posto.
Ad Agropoli, un’indagine conclusa dalla Guardia di finanza nel 202014 avrebbe documentato la presenza di esponenti del clan Fabbrocino, organizzazione camorristica operante in alcuni Comuni della provincia orientale di Napoli con spiccata vocazione imprenditoriale, dediti al reinvestimento di profitti illecitamente acquisiti in numerose attività economiche avviate nel territorio salernitano».
In proposito, il 15 giugno 2023, la Suprema Corte di Cassazione ha respinto il ricorso contro la confisca di prevenzione disposta dalla Corte di Appello di Salerno relativamente ai beni oggetto del citato procedimento, rendendo così definitiva la misura.
Nel territorio del Comune di Capaccio Paestum recenti attività di contrasto da parte delle forze dell’ordine hanno messo in luce la presenza di soggetti riconducibili allo storico clan Marandino il cui boss, recentemente deceduto, risultava legato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. I provvedimenti giudiziari che hanno colpito il detto sodalizio negli ultimi anni ne hanno delineato gli interessi illeciti in attività usurarie, estorsive, nonché nell’acquisizione e gestione diattività economiche quali lidi balneari e servizi assistenziali in convenzione con la Asl di Salerno.
L’ultimo di tali provvedimenti – emesso nel luglio 2021 dal Tribunale di Salerno, con cui era stata dispostala confisca di beni riconducibiliad un affiliato al clan Marandino- è divenuto irrevocabile l’8 febbraio 2023.
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