Arresto Alfieri, le motivazioni del Riesame: «Gruppo criminale. Nessuno si è dimesso»
| di Luigi MartinoGli sviluppi dell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Alfieri”, avviata dalla Procura di Salerno e culminata con gli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza, continuano a far discutere. Nelle motivazioni depositate dal tribunale del Riesame di Salerno, i giudici Dolores Zarone (presidente), Enrichetta Cioffi (relatore) e Cristina De Luca evidenziano la necessità di impedire qualsiasi contatto tra gli indagati per evitare il protrarsi di condotte illecite.
La rete criminale e il ruolo degli indagati
L’inchiesta ruota attorno agli appalti per la pubblica illuminazione nel Comune di Capaccio Paestum. Tra gli indagati figura Franco Alfieri, sospeso dalle cariche di presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum, per il quale il Riesame ha confermato la misura degli arresti domiciliari. Stessa sorte per Elvira Alfieri, sorella dell’ex sindaco e amministratrice della ditta “Alfieri Impianti”; Andrea Campanile, membro dello staff di Alfieri; Vittorio De Rosa, rappresentante legale della “Dervit”; e Alfonso D’Auria, ex procuratore speciale di una ditta di Roccadaspide. Accusati di turbata libertà degli incanti e corruzione, i giudici sottolineano come ciascuno di loro rappresenti un ingranaggio indispensabile in un “articolato e robusto sistema criminale”.
Rischio di reiterazione dei reati
Nel dispositivo, il tribunale ribadisce che le misure restrittive sono necessarie per prevenire il “concreto e attuale pericolo di ricadute delittuose” e l’inquinamento delle prove. I giudici segnalano che nessuno degli indagati ha preso le distanze dai ruoli attraverso cui sono stati commessi gli illeciti: Franco Alfieri non ha rassegnato le dimissioni dalle cariche istituzionali; Elvira Alfieri continua a guidare l’azienda di famiglia; Campanile avrebbe operato anche al di fuori delle sue mansioni ufficiali; e De Rosa e D’Auria, pur avendo modificato formalmente le loro posizioni, mantengono legami diretti con le rispettive aziende.
L’isolamento di Alfieri e le restrizioni aggiuntive
Per Alfieri, il tribunale ha disposto il distacco delle reti telefoniche e telematiche nella sua abitazione, a ulteriore garanzia di isolamento. La misura domiciliare è stata giustificata dall’assenza di elementi che facciano temere una fuga.
Gli sviluppi dell’inchiesta
L’inchiesta della Procura di Salerno, coordinata dal pm Alessandro Di Vico, prosegue con nuovi approfondimenti su altri appalti sospetti, tra cui i lavori per Fondovalle Calore, Aversana e il sottopasso ferroviario di Capaccio. Ulteriori avvisi di garanzia sono stati emessi, coinvolgendo anche esponenti politici come il consigliere regionale Luca Cascone.
Le dichiarazioni di Alfieri
Durante l’interrogatorio di garanzia, Alfieri ha ammesso di aver compiuto un falso per ottenere un finanziamento regionale legato a un appalto sotto inchiesta. Ha giustificato l’azione come motivata da “un senso di umanità” nei confronti della collettività. Inoltre, ha respinto le accuse di collegamenti corruttivi tra i pagamenti alla Dervit e i subappalti concessi alla Alfieri Impianti, definendo le insinuazioni come infondate.
Conclusioni del Riesame
Per il tribunale, la gravita delle accuse e la complessità del sistema criminoso rendono indispensabili le misure cautelari per garantire che gli indagati non possano continuare a operare in maniera illecita. L’inchiesta, che sta portando alla luce un sistema articolato di corruzione, promette ulteriori sviluppi che potrebbero estendere le responsabilità ad altri soggetti e ambiti.
La vicenda rappresenta uno snodo cruciale per la trasparenza e la legalità nella gestione degli appalti pubblici in provincia di Salerno.
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