Ascea, suicidio Jessica Sacco. Chieste condanne papà e fratello: «Non approvavano il fidanzamento»
| di RedazioneÈ stata una giornata di svolta ieri presso la Corte di Assise di Salerno, dove il processo contro il padre e il fratello di Jessica Sacco ha raggiunto un punto cruciale. La giovane di 22 anni si tolse la vita il 15 marzo 2015 lanciandosi dal balcone di casa a Mandia, frazione del Comune di Ascea, e da allora la famiglia è stata coinvolta in un lungo processo per maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte.
Dopo oltre quattro anni di udienze, il procuratore Luigi Spedaliere del Tribunale di Vallo della Lucania ha presentato una richiesta di condanne per maltrattamenti: 3 anni per il padre Luigi Sacco e 2 anni e 6 mesi per il fratello Stefano Sacco. La decisione ha portato a una derubricazione del reato rispetto alla contestazione iniziale, che poteva comportare una pena dai 12 ai 24 anni di carcere per i Sacco.
Il punto cruciale è stato l’eliminazione dell’aggravante dell’evento morte e delle aggravanti legate a comportamenti abbietti e futili motivi. Secondo la pubblica accusa, tali elementi non sono stati sufficientemente provati durante il dibattimento. Questa nuova prospettiva è stata accolta con soddisfazione dall’avvocato della difesa, Antonello Natale, che ora punterà sull’assoluzione piena per entrambi gli imputati, sostenendo che il fatto non sussiste.
La tragica vicenda aveva scosso profondamente la comunità di Ascea Marina nel 2015. Jessica Sacco, candidata alle elezioni amministrative, si era tolta la vita durante un litigio tra il padre e il fidanzato. La famiglia non approvava la relazione sentimentale della giovane, generando tensioni all’interno del bar di famiglia gestito dai Sacco.
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