Malgrado le generiche affermazioni dei vari consorzi e associazioni per garantire il turismo nel Cilento, si assiste da tempo ad un fenomeno che tutto è meno che “favorire un turismo che sia sotto tutti gli aspetti realmente sostenibile”: cioè i cumuli di rifiuti proprio all’ingresso dei lidi e dei camping che dovrebbero ospitare il tanto agognato turismo.
Nel comune di Tortorella esiste una delle rare cave abbandonate con ancora i macchinari che venivano utilizzati per l’estrazione di inerti. Il luogo ha un aspetto lunare: assolato, polveroso, privo di un arbusto o un filo d’erba. Due anni fa la Pro loco di Tortorella propose al sindaco il progetto di un museo nella cava, progetto che un associazione ecologista si offrì di gestire, una volta realizzato.
Questa volta è un nostro collaboratore a rispondere alle lettere pubblicate l’8 luglio in riferimento all’articolo Palinuro: L’Arco Naturale è “abusivo”. Propongo un referendum – scrive Paolo Abbate -: è lecito compromettere la foce e il fiume del Mingardo (perché di questo si tratta e la Procura sta indagando), costruendo ogni anno una spiaggia artificiale alla foce con massi frangiflutto e sabbia di riporto.
C’era una volta un signore a cui piaceva tanto dissetarsi ad una fonte sorgiva, fresca, leggera e salutare, detta “tre fontane” a 200 metri dal bivio Tortorella mare, nel comune di Vibonati.
In un dossier del WWF Italia, intitolato “Sabbia: l’oro di tutti a vantaggio di pochi”, da cui si è tratto ampiamente le notizie, si afferma esplicitamente che le concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari sono uno scandalo sotto gli occhi di tutti. A rimetterci non è solo l’erario, ma anche ambiente e paesaggio.
Diventano sempre più numerose le così dette “lenzuolate”, cioè distese di pannelli fotovoltaici, anche in zone protette. Ma questi “campi solari” sono veramente l’unica alternativa del futuro per ottenere energia pulita, oppure rappresentano veri e propri business.
La costa di Villammare nel golfo di Policastro presenta per circa 3 km un habitat dunale con la sua flora caratteristica denominata psammofila (amante della sabbia), oramai ridotta a pochi lembi superstiti per la continua erosione operata dall’uomo.
La via Mingardina e lo stesso greto del fiume Mingardo, aree a protezione integrale del Parco nazionale, sono da tempo considerate discariche a cielo aperto di ogni sorta di rifiuti speciali e pericolosi per la salute umana e per l’ambiente.
Nel Cilento vegetano molte sugherete non più fruttifere perché abbandonate, e quindi in via d’estinzione.Questi boschi sono il simbolo del Bacino del Mediterraneo centro occidentale. Pianta assai longeva, folta e sempre verde, habitat ideale per molte specie, intrappola grande quantità di anidride carbonica grazie alla composizione strutturale del sughero che riveste la sua corteccia.
Ha un’età , secondo le analisi effettuate da specialisti, di circa 200 anni. Ha visto quindi lo sbarco di Carlo Pisacane. Per trovarsi ancora lì dove è nato, ha sopravvissuto all’apertura della strada statale, il cui tracciato sacrificò tanti ulivi e pini molto antichi, che rimangono ancora qua e là quali testimoni di un golfo soprattutto verde. Il toponimo Oliveto è indicativo.
La Bandiera blu è un riconoscimento prestigioso e ambito proprio perché produce un ritorno economico a quei comuni rivieraschi meta di villeggiatura. Viene assegnato, così si legge sul programma, alle località turistiche che rispettano criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio. Si legge infatti (punto 12) che “le spiagge e l’area ad essa prospiciente devono trovarsi nelle condizioni di massimo rispetto dei piani regolatori e della legislazione ambientale”.
Le carte topografiche indicano la grotta come del “Capraro”. Il termine “Ciclope” è stato dato più tardi quando nella grotta preistorica si è insediata la discoteca. Termine improprio, come per il camping “Nessuno”, il lido “Penelope” ecc., considerato che Ulisse non ha mai messo i piedi in queste terre.
Le specie aliene, cioè non indigene o autoctone, diventano dannose per quest’ultime, e quindi della biodiversità, quando, superato il periodo di acclimatizzazione, mostrano capacità di espansione nel nuovo ambiente provocando danni ecologici ed economici. E’ il caso delle piante di mimosa diffusesi sulla duna di Cala del Cefalo, area a protezione integrale nel parco nazionale.
Il cosiddetto ex cementificio, in cemento armato, fu iniziato intorno agli anni ’50. Poi con il fallimento della ditta appaltatrice furono interrotti i lavori. E così è rimasto fino ai giorni nostri. Le amministrazioni comunali che si sono succedute, davanti allo scempio, hanno fatto mille promesse: sempre sotto elezioni naturalmente.
Credo, a buon ragione, che il primo obiettivo per una teoria della “decrescita” sia quello che preveda la tutela della biodiversità.“Dare alla natura quello che è della natura” potrebbe essere lo slogan dell’ “obiettivo decrescita”.
Lunedì passato, in una conferenza stampa, è stato presentato un documento dal Codacons e Italia Nostra dove si chiede ufficialmente l’abbattimento dell’ecomostro sulla Mingardina.
E’ forse una congiunzione astrale propizia per la difesa dell’ambiente cilentano.Sequestri di ville, lidi balneari, alberghi, capannoni , e adesso l’ecomo0stro sulla rupe del Mingardo, tutti semplicemente abusivi o che deturpano il paesaggio.Abusi che però sono lì da anni sebbene denunciati da associazioni ecologiste o semplici cittadini.
Le specie animali e vegetali spontanee sono rigidamente tutelate dalle norme nazionali e internazionali, e in special modo in un Parco nazionale. La biodiversità è infatti minacciata dall’introduzione da parte dell’uomo di specie aliene, che alterano gli equilibri degli ecosistemi naturali, evolutisi in migliaia di anni. Per questo si è appena concluso l’Anno della Biodiversità in tutto il pianeta, per celebrare, e sensibilizzare, l’importanza del problema.