Autovelox Agropoli, Malandrino: «Non c’è mai stata autorizzazione da parte della Provincia»
| di Marco SantangeloE’ conosciuto, ormai, come l’autovelox della discordia. Numerose e inarrestabili sono infatti le polemiche che girano attorno all’autovelox collocato tra gli svincoli Agropoli Nord e Agropoli Sud sulla Cilentana. Tante le lamentale da parte di automobilisti, così come numerosi sono stati i ricorsi presentati in tribunale. Il consigliere comunale Emilio Malandrino del Comune di Agropoli, già nel mese scorso aveva inviato un’interrogazione al responsabile della polizia municipale, al sindaco Franco Alfieri, e all’assessore di bilancio in cui esaltava alcune irregolarità dell’autovelox.
Interrogazione gennaio Nello specifico, Malandrino, evidenziava un particolare della documentazione relativa all’autovelox stilata direttamente dalla provincia di Salerno. Dai documenti della Provincia, spiega Malandrino, non si legge di una presunta autorizzazione dell’installazione dell’apparecchiatura T-Ex Speed (l’autovelox di Agropoli). Nei documenti della Provincia, infatti, si parlerebbe di installazione di ‘spire elettromagnetiche’, cioè di apparecchiature da installare lungo un tratto di 8 chilometri. Per riassumere, dalla nota scritta da Malandrino nel mese di gennaio, sembra emergere il fatto che il Comune di Agropoli non sia mai stato autorizzato all’installazione dell’autovelox, ma autorizzato all’installazione di spire elettromagnetiche. Si tratterebbe, dunque, di due cose completamente diverse. A questo punto, il consigliere comunale, ha chiesto se esiste, allora, un’autorizzazione relativa all’installazione dell’autovelox e non delle spire e, se casomai non ci fosse, di procedere con la sospensione o rimozione immediata dell’autovelox.
La risposta del vice sindaco Sulla questione, sempre nel mese di gennaio, si è poi subito espresso il vicesindaco Adamo Coppola contraddicendo Malandrino affermando che l’autovelox (T-Ex Speed) è stato installato e attivato dopo che la Provincia ha concesso autorizzazione con una nota successiva della quale Malandrino non sarebbe venuto in possesso. Il consigliere, a sua volta, ha replicato affermando che se Coppole fosse a conoscenza di altre autorizzazioni della Provincia potrebbe benissimo dargliele in modo da chiarire una volta per tutte «ogni legittimo dubbio». Poi Malandrino, rivolgendosi a Coppola, afferma: «Se il sottoscritto non è in possesso di tutti gli atti, come testualmente afferma, seppur sufficientemente aggiornato, a differenza di quanto da lui sostenuto, vorrei esortarlo di farsi parte diligente, come spesso è stato invitato a fare pubblicamente insieme al suo sindaco, nel sollecitare i funzionari ed i rappresentanti politici di maggioranza a rispondere ai quesiti che, nello svolgimento del proprio ruolo, i consiglieri di opposizione, dando una partecipazione alla vita democratica di un Ente, richiedano loro».
Malandrino non si arrende e attraverso una nuova nota interrogativa chiede di predisporre immediato decreto di rimozione dell’apparecchio ‘autovelox’. Inoltre, chiede anche di inibire, in assenza dei requisiti previsti per legge, qualsiasi attività di rilievo e sanzione al fine di evitare un aggravio di contenzioso a carico dell’Ente con gravi risvolti di responsabilità contabile e giuridica. Questa volta il consigliere, oltre che al sindaco e al Comune di Agropoli, si rivolge anche al Prefetto di Salerno, al ministro dell’Interno, al capo dipartimento direzione centrale polizia di Stato, al Ministero Infrastrutture e Trasporti e alla Provincia di Salerno. Nella nota Malandrino sostiene ancora l’assenza di autorizzazione confermativa dell’autovelox T-Ex Speed evidenziando che la documentazione di cui è venuto in possesso grazie al comando di polizia municipale si riferisce, come già sostenuto nella nota precedente, alla specifica installazione di ‘spire elettromagnetiche, rivelatori di velocità assolutamente differenti dall’attuale atuovelox installato sul tratto della Cilentana. Malandrino, infine, chiede agli enti ai quali si rivolge di dare immediato riscontro ai quesiti da lui esposti, considerata l’assenza di alcuna risposta a lui pervenuta sul caso.
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