Una vergogna tutta italiana
| di Rito RuggeriStop ai programmi di approfondimento politico. L’elettore non deve sapere. Al loro posto, fino a fine marzo, potrebbero subentrare le storiche tribune elettorali, ma nessuna indicazione precisa è per il momento stata ufficializzata da viale Mazzini. Tra i voti contrari all’avvio della par condicio anche quello del presidente della Rai, Paolo Garimberti che ha parlato di un danno per l’azienda stimato intorno ai 3 milioni di euro di mancata pubblicità e ha sollevato “seri dubbi sulla costituzionalità di alcune parti del regolamento”.
La notizia dello stop dettato dal Cda Rai ha spinto la Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) a convocare già nel pomeriggio di ieri una conferenza stampa per comunicare con fermezza il proprio disappunto per la “decisione-bavaglio”. Tra i commenti più infuocati, quelli di Michele Santoro che ha parlato di “una prova di forza del governo“; di Giovanni Floris che ha licenziato questa come “una situazione che non ha precedenti” e di Riccardo Iacona che ha avvisato: “La gente vedrà cosa vuol dire stop ai talk show“.
Resistenze al regolamento stabilito dall’amministrazione Rai sono arrivate anche da Gianluigi Paragone che ha detto: “Le decisioni Cda rappresentano una scelta grave”: commento “sovrapponibile” a quello espresso da Bruno Vespa, padrone di casa del salotto televisivo più frequentato d’Italia, quello di Porta a Porta. “Il regolamento approvato dal Cda – ha sintetizzato Roberto Natale, presidente della Fnsi – ritiene i giornalisti inaffidabili e i cittadini incapaci di discernere e decidere”. La giornalista Lucia Annunziata, infine, seppur parzialmente “colpita” dal regolamento (il suo “In mezz’ora” può andare in onda ma senza la partecipazione di ospiti politici) ha annunciato la volontà di interrompere la programmazione del suo format durante tutto il periodo di sospensione imposto ai talk show degli altri colleghi.
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