Bea e Diego raccontano il Cilento attraverso gli occhi degli abitanti più belli
| di Luigi MartinoA vederli passeggiare insieme, ricoperti dalle mimetiche e sommersi da attrezzature di ogni genere, sembrano appena usciti da un cartone animato dal regista tedesco Otmar Gutmann. Lei colleziona lentiggini e volpi, ha i capelli rossi e viene da lontano. Lui, all’apparenza sornione, studia tutto ciò che lo circonda, anche quando sembra distratto. Beatrice Bigu e Diego Errico (nella foto a sinistra), 23 e 33 anni, sono i due pezzi che ti mancano per completare il puzzle. S’incastrano alla perfezione e regalano magie.
Il Cilento lo puoi raccontare in mille modi diversi ma, insieme ai ‘cacciatori seriali di tramonti’, il modo più romantico per farlo, forse, è seguire il canto degli uccelli, carpire le tracce del passaggio dei mammiferi e immortalare lo sguardo buffo di una volpe o di una lontra. Loro due il Cilento lo raccontano così, attraverso gli occhi degli abitanti più belli: gli animali. E lo fanno in modo talmente naturale che sembra quasi facile, per alcuni, portare a casa risultati così. La fotografia, però, ed è bene saperlo, non è solo un click. Serve competenza, pazienza, appostamenti talvolta anche troppo lunghi, conoscenza del territorio, spirito di adattamento e fortuna. Quella non guasta mai.
Come e perchè avete iniziato?
Beatrice
In realtà non c’è un perché preciso. Sono cresciuta in un paesino circondato dalle montagne. Mentre la normalità adesso è che il bambino stia in casa a giocare alla PlayStation, per me lo era camminare in montagna con diversi obiettivi: raccogliere fiori di sambuco con i quali zia preparava una bevanda dai mille benefici, raccogliere fragoline per la marmellata o vedere gli scoiattoli. Ne il vento, ne la neve, ne la pioggia mi fermavano. I vicini ci provavano, mi minacciavano dicendomi che se mi fossi spinta troppo lontano avrei incontrato l’orso e mi avrebbe mangiata.
Diego
Le prime passeggiate in natura le ho fatte grazie al gruppo scout che ho frequentato durante la mia adolescenza a Palinuro, ma come molti cilentani che coltivano i propri terreni il primo contatto è avvenuto fin dall’infanzia tra le campagne.
Cosa vi spinge a compiere avventure tra il mare e le colline del Cilento?
Beatrice
Arrivata in Italia ho passato molto tempo nell’intento di integrarmi. È stato difficile per me perché nemmeno in Romania ero una bambina come tutte: non molte scorrazzavano per le montagne dalla mattina alla sera e qui in Italia, a Palinuro, addirittura nessuno, nè femmine, nè maschi. Non sono riuscita a stringere legami che si avvicinassero a quello che c’è tra me e la natura. Mi chiedi cosa mi spinge a compiere avventure tra collina e mare e non riesco a dire altro se non che nel tempo per me è diventata una dipendenza, come per gli altri lo è il calcio, per me è osservare, ascoltare e sentire respirare i boschi, i prati, gli alberi. Quando esco a fotografare la fauna mi sono resa conto che non è tanto la giacca mimetica quanto l’atteggiamento a farti avvicinare molto agli animali. Il riuscire a stare fermi, a muoverti come se fossi mosso dal vento, ad essere tutt’uno con ciò che ti circonda è dato dalla sensibilità con la quale percepisci le cose e non da un corso di ambientalistica o altro.
Diego
Conoscere la terra che ci circonda e la vita che la popola lo trovo fondamentale per poter rispettare a pieno questi luoghi come tutti gli altri, inoltre una volta che si entra in contatto con la natura non si può non provare libertà e soddisfazione. In più tra mare, montagne, peculiarità faunistiche, botaniche e geologiche, archeologia e quant’altro, abbiamo tanto da imparare tutti i giorni.
Cosa fate oltre a fotografare la fauna e la flora del Cilento in modo così bello ed emozionante?
Beatrice
Da nemmeno due anni, insieme a degli amici abbiamo ideato un’associazione capace di offrire esperienze che abbracciano in ogni sfaccettatura la nostra terra e anche il mare: escursioni su sentieri molto panoramici o completamente immersi nella macchia mediterranea, birdwatching, percorsi in mountainbike, snorkeling e diving, degustazioni di prodotti tipici e molto altro.
Diego
Sono una guida ambientale escursionistica e dunque anche per questo mi ritrovo a esplorare tanti posti, ma mi appassionano anche altre attività “outdoor”, più di tutte l’arrampicata sportiva, che è possibile praticare in diverse falesie cilentane e limitrofe.
Dove accompagnate maggiormente i turisti? Alla scoperta di quali sentieri?
Beatrice
Non usciamo fuori dal nostro territorio, dal Cilento. Siamo abbracciati dalla leonessa del Bulgheria qui, anche geologicamente parlando, di conseguenza le abbiamo dedicato tre diversi percorsi. Inoltre abbiamo, non lontano, la vetta più alta della Campania: monte Cervati. L’autunno rende il sottobosco di un colore così vivo, seppure è attribuito alla morte delle foglie, io ci vedo vita, nascita, rinnovo. D’inverno poi si posa così tanta neve che ti vien voglia di tuffarti come fosse panna, per cui non mancano le ciaspolate. Ultimamente ci piace tanto “Il sentiero del pellegrino” a Palinuro: è un percorso che bacia la costa a picco sul mare, sottostante il faro, un posto incantevole e molto panoramico. Durante l’estate, invece, prediligiamo la costa degli Infreschi, con i suoi titoli si “spiagge più belle d’Italia”, Pozzallo, Cala bianca e Infreschi sono delle perle per il turismo estivo.
Diego
Il maggiore interesse è rivolto ai sentieri costieri come Infreschi e Masseta, San Cono e il Sentiero della Primula da noi a Palinuro, al quale siamo particolarmente legati per le suggestive vedute a picco sul mare, ma ci spostiamo anche sul Monte Bulgheria, Monte Cervati e Monte Gelbison. Ovviamente il Cilento è pieno di sentieri che andrebbero conservati e riproposti agli appassionati dell’escursionismo.
Quale è stata l’avventura che ricordate di più?
Diego
Ricordo un sopralluogo in cui ero solo e arrivato in cima alla montagna incontrai un pastore che mi raccontò di aver visto un lupo mezz’ora prima: persi di poco il lupo ma ebbi l’opportunità di conoscere un lavoratore che raccontava la sua fatica e le sue storie, fu piacevole. Colgo l’occasione per ricordare che in ogni ambiente bisogna rispettare le regole del buon senso e non avventurarsi fuori dai propri limiti, affidandosi sempre a chi ha più esperienza anche solo per consigliarsi.
A quali luoghi del Cilento siete legati di più?
Beatrice
Ci vivo e non me ne andrei mai, Palinuro è la mia seconda casa: se voglio il mare, due minuti e sono al mare, se voglio la montagna, due minuti e sono in montagna, se voglio i brividi dell’acqua fresca del fiume che costeggia le nostre campagne, mi basta allungarmi dietro casa.
Diego
Difficile non legarsi ad ogni angolo del Cilento. A parte Palinuro, mi piacciano molto i boschi d’alta quota dell’entroterra.
Qual è stato l’animale che avete incontrato in modo più inaspettato?
Beatrice
Solo al pensiero riprovo quel misto di emozioni, tra agitazione e paura di non lasciarmi sfuggire un momento perfetto. Mai mi sarei aspetta che sbucasse a nemmeno tre metri da me. Era al tramonto, inseguivo il verso di una civetta. Si era fermata oltre la strada sulla ringhiera di un giardino. Ho iniziato a muovermi lentamente, piccoli passi. Quel leggero venticello mi avrebbe agevolata perché anche se mimetica e a passi lenti, gli uccelli riescono a vederti e a volare via in un battibaleno; in questo caso tutto era a mio favore: le barriere biologiche si amplificano col soffiare del vento e coprivano i miei movimenti. Ma ecco che me la lascio scappare e dall’estrema felicità passo a delusione. Il vento muoveva l’erba secca in maniera regolare, ad un tratto, però, ho notato un cambiamento nel fruscio dell’erba seppure il vento non si fosse alzato ulteriormente. Ho capito che c’era qualcosa e che dovevo rimanere immobile con la macchina fotografica in mano e l’obiettivo puntato nella giusta direzione. Si ferma, ricomincia a camminare, poi si riferma. Per un attimo ho pensato fosse solo il vento, ma ecco una testolina. Io vedevo lei ma lei non si era accorta di me, assurdo. Con l’occhio nell’obiettivo speravo di non perdere quest’occasione ma l’emozione era tanta, i nervi a mille, il sudore, il tremore, le speranze, la felicità anche solo per esserle così vicino. Fa qualche passo in avanti, alza la testa, si ferma, mi guarda, continua a guardarmi e io due scatti veloci: “ciac!”, lei si agita, ” ciac!” fugge via. Si ferma sull’erba in lontananza a guardare nella mia direzione. Guardo le foto e spero siano uscite bene perché dall’emozione non avevo verificato che fossero buone le impostazioni della macchina fotografica. La vedo, la guardo, ingrandisco una, due volte per vedere se il tremore mi aveva giocato brutti scherzi ma lei c’è: la mia volpe, la foto che mi ha suscitato più emozioni e mi lascio abbandonare in un grido di felicità e salti di gioia. Poi riguardo verso di lei e stava ancora lì, quasi come dire “chest nn’è bbona ca a capo” , ecco detto così alla cilentana! Le volpi non sono rare ma è raro vederle e avere le condizioni ideali per scattare la foto: vicina, coi colori del tramonto quindi favoriscono il suo colore rossiccio e soprattutto queste fortune capitano sempre quando per qualche motivo la macchina fotografica l’hai lasciata a casa. Io invece ce l’avevo e penso di essere stata molto fortunata. Parlo anche da appassionata di questa specie, quindi per la mia felicità può anche sembrare esagerata come cosa.
Diego
Due episodi significativi in cui ero con Bea, il primo è stato una coppia di scoiattoli variabili (asiatici) nei pressi di Policastro Bussentino, anche se sono degli animali alieni al nostro ecosistema, creando anche problemi in quanto tali, sono sicuramente belli da vedere soprattutto se non te lo aspetti. Il secondo è stato l’avvistamento della lontra vicino l’Arco Naturale di Palinuro l’anno scorso, sapevamo che in quel periodo stava da quelle parti, e indagando, che sono presenti in quella zona già dagli anni ’60. Vederla nuotare in mare fu emozionante, speriamo di poterle rivedere e che non siano disturbate dall’essere umano.
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