Bimbo sbranato dai pitbull, giallo su telefonata 118: inquirenti lavorano per far luce su «30 minuti»

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Bimbo sbranato dai pitbull, giallo su telefonata 118: inquirenti lavorano per far luce su «30 minuti»

Un lasso di tempo preciso e una manciata di interrogativi: è quanto al momento c’è sul tavolo degli inquirenti, chiamati a far luce sulla morte del piccolo Francesco Pio, il bambino di 13 mesi aggredito e sbranato da due pitbull lunedì mattina a Campolongo, frazione di Eboli. Dal momento dell’aggressione di Totò e Pablo, i due cani, alla richiesta di aiuto con la telefonata al 118, sarebbe passata poco meno di mezz’ora. Cosa è successo in quel lasso di tempo?

I tempi

Le circostanze che hanno preceduto e seguito l’attacco sono al centro delle indagini della Procura, che vuole fare luce sui possibili ritardi e sulle cause che hanno portato alla tragedia. Il nonno del piccolo ha chiarito di aver chiesto aiuto una volta uscito all’udire le urla del bambino, ma al suo ritorno ha trovato già i soccorritori sul posto. Ciò che è accaduto in quei cruciali trenta minuti rimane un mistero, che gli inquirenti stanno cercando di risolvere attraverso l’analisi dei tabulati telefonici dei familiari di Francesco Pio e delle chiamate intercorse dopo l’incidente.

I nomi

Tra gli indagati per omicidio colposo in concorso per omessa custodia di animali figurano i proprietari dei pitbull, gli zii del bambino presenti sul luogo del dramma e la madre di Francesco Pio. La famiglia del piccolo chiede giustizia, con la nonna materna che ha puntato il dito contro i proprietari dei cani per la loro mancanza di partecipazione ai funerali del piccolo: «Chi ha sbagliato deve pagare, perchè non c’erano in chiesa?».

Maggiori controlli

Il sindaco di Eboli, Mario Conte, ha espresso la necessità di maggiori controlli su chi detiene cani potenzialmente pericolosi e ha ipotizzato la creazione di un regolamento comunale ad hoc per stabilire norme più severe rispetto a quelle attualmente in vigore.


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