Cala di Luna, dove i gabbiani cantano la loro storia
| di Luigi MartinoAdagiata in un arco di costa fitto di ulivi d’epoca saracena, immersa nella macchia Mediterranea e incastonata tra due piccoli promontori sormontati da torri Saracene, sorge cala di Luna. Sovrastata dal monte omonimo, il suo nome gli è stato dato probabilmente dal fatto che, vista dal paese, Marina di Camerota, la luna sembra sorgere da questo monte. Un’altra ipotesi e che, da lontano, sembra di vedere la sagoma della luna intagliata nella roccia. Da qualche anno, però, a lei un compito arduo e prestigioso: è diventata la porta dell’area marina protetta degli Infreschi e della Masseta. Qui d’estate, ogni giorno, transitano migliaia di turisti accompagnati dai barconi dei marinai del porto.
Solcando lo splendido mare e accarezzando tutto il costone roccioso del Parco nazionale, si entra nelle splendide cale e calette, dove si ha la fortuna di incontrare tra le più spettacolari grotte marine della costa Cilentana. I marinai con i loro racconti, fanno navigare nella storia e nella leggenda di Marina di Camerota le migliaia di visitatori che si riversano in questo spettacolare lembo di Sud Italia racchiuso dal golfo di Salerno e da quello di Policastro. Fermarsi qui è d’obbligo. Spesso si ha la fortuna di assistere alla cova delle uova da parte del gabbiano femmina e alla caccia del cibo da parte di quello maschio. Sono per la maggior parte «reali», quelli che si aggirano da queste parti. I più grandi attaccano spesso quelli più piccoli. Beccano i pesci. Non esitano a colpire altri uccelli duramente con il becco robusto fino a provocarne talvolta la morte pur di rubargli il cibo. Per conquistarli, però, basta un pezzo di pane. E loro, per ricompensa, ti mostrano i colori spettacolari che hanno ricevuto in dono, fin sopra la barca. Poi scappano via. Fanno il giro della cala. E aspettano la prossima imbarcazione. Ormai riconoscono il fischio dei marinai e, sempre guardinghi e ostili, s’avvicinano (ma non troppo) ai turisti e si lasciano immortalare dai tablet e dagli smartphone.
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Foto ©Luigi Martino
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