Cambio al vertice, Infante e Di Maio sono i nuovi editori del Giornale del Cilento
| di Maurizio TroccoliSono trascorsi 10 anni. E chi l’avrebbe mai detto: siamo ancora qua. Non di certo per merito nostro, ma di questa straordinaria comunità di lettori che, ogni giorno, per quella parte importante del proprio tempo – quella che dedichi a capire cosa succede, cosa ti succede -, sceglie questo quotidiano. E’ una responsabilità che i componenti di questa redazione avvertono come una missione. Sappiamo che l’ossigeno della nostra sopravvivenza è l’affidabilità. Il fatto cioè che ci si possa continuare a fidare delle cose che riferiamo. Per questa ragione ci costerà meno chiedere scusa per i nostri errori, che tradire la fiducia dei nostri lettori.
Sono trascorsi 10 anni e non poteva capitarci fortuna più grande di quella che abbiamo incontrato. Il Giornale del Cilento ha finalmente un gruppo editoriale alle spalle. Formato da due editori, sul cui lavoro è prematuro esprimere giudizi. Li vedremo all’opera. Ma sui quali vorrei spendere qualche parola.
Il primo è Gerardo Di Maio, imprenditore nel settore turistico a Marina di Camerota. In un contesto spesso aspro, ha coltivato gentilezza e affinato l’esercizio dell’ascolto. Quando gli è stato detto che era il suo momento, per dare scorza a un progetto di giovani, che dal primo momento si è dato, tra i suoi principali scopi, quello di costruire una comunità cilentana, un ecosistema culturale cilentano, un virtuoso laboratorio favorevole a offrire un trampolino di visibilità alle idee di tanti cilentani, ha detto ‘sì’, a patto di fare le cose perbene. Scommessa raccolta dalla redazione.
Il secondo è Alessandro Infante. Primo ‘contatto radio’ con una redazione a caccia di un editore con idee giovani, conoscitore del territorio, e che abbia dimostrato qualcosa di concreto. Ha preso in mano una delle aziende di trasporto – un tempo si sarebbe detto di ‘comunicazione’ – più storiche del Cilento e ne ha fatto uno degli esempi più positivi di impresa innovativa, disegnando, attraverso l’inseguimento mai appagante di obiettivi progressivamente ambiziosi, il profilo di un giovane imprenditore. Oggi editore. Congratulazioni a entrambi dalla redazione.
Ringrazio il direttore Marianna Vallone, che mi ha ceduto il posto per darne notizia, nel ruolo di fondatore.
Giusto una battuta sul racconto della realtà che spesso viene contestata a chi fa questo mestiere. Un esempio su tutti. Quando il mare è sporco e viene detto al giornale che, riferendolo, danneggia il turismo. E’ un pensiero che teniamo in seria considerazione. Però, proprio perché siamo di questo territorio, e ne siamo legati almeno quanto gli altri, e qui abbiamo deciso di essere cronisti, siamo convinti di fare il bene di questa terra, non negando di dirlo. L’efficacia della verità è un frutto a lunga maturazione.
Ai lettori rubiamo solo qualche altro minuto per ricordare la linea editoriale di questo giornale che, si rinnova, pur continuando a solcare il sempreverde giardino della cronaca, che richiede operosità, ma anche capacità rivisitate di narrazione. Siamo da tempo impegnati, come quotidiano, a raccontare, minuzie remote e sconosciute del Cilento, profili di uomini e donne dimenticati negli spigoli più distanti dalla ribalta, momenti, sagome e dimensioni di questa cruda terra cilentana, che, qui, si fanno immagine. Perché ci appaiono, della opportuna potenza, così. Continueremo su questa linea del ripensare le maniere con cui raggiungere il lettore, innanzitutto perché sia a conoscenza di quello che accade o di quello che potrebbe accadere, ma anche perché sia sedotto dalla partecipazione. Il nostro cantiere sarà ancora più aperto e laborioso per realizzare un ecosistema cilentano favorevole. A cosa? Banalmente, all’essere comunità. A promuovere talenti silenti, a essere stimolo per fare cose buone e belle insieme. Fossi un giovane smanioso di mettersi alla prova, proverei a bussare a questa porta per tentare di esserne una parte.
Il giornalismo è una preziosa esigenza. Non diamolo per per scontato. Soprattutto in questi tempi. Nei quali potenti e politici ne farebbero volentieri a meno. Raccontandola un po’ come gli pare, dai propri pulpiti, senza dovere dare conto di nulla. Il lettore, il cittadino, lo difende il potere di fare una domanda.
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