Camerota, magistrato Itri presenta ‘Il Monolite’: «Dentro storie di camorra»
| di Marianna Vallonedi Marianna Vallone
Sarà stata forse quella grande parola, monumentale, che si trova all’ingresso del tribunale di Vallo della Lucania, dove è stato fino a poche settimane fa sostituto procuratore, ad ispirare la scrittura di Paolo Itri. O forse il panorama verso il quale si perde lo sguardo, la valle dove sorge Elea, dove Parmenide ha ritenuto che il pensiero fosse la via maestra per cogliere la verità. «E’ spettatore e protagonista di una vita di lotta alla criminalità organizzata ma si concede, tra un capitolo e l’altro dei viaggi dello spirito molto profondi, di grandissima poesia e senso della bellezza. Itri sente la bellezza dei paesaggi del Cilento e dell’anima antica dei cilentani, i rumori della nostra terra, diventata per certi versi anche la sua terra», dice don Gianni Citro. «Ho letto il libro con profonda curiosità – aggiunge il fondatore del Meeting del mare – perché sapevo che era il frutto di una storia umana, di un impegno. Sapevo che le pagine erano impegno di una testimonianza, il racconto di una vita. Il libro ti cattura, – aggiunge – è una cronaca particolareggiata. Itri è un uomo che ha affrontato le storie con il cuore, competenze e paure, e non ha mai nascosto una componente umana».
La lotta alla camorra, agli affari criminali, sono raccontati dal di dentro, dalla Procura di Napoli, che al suo arrivo, nel 1999, gli sembrò simile al monolite di «2001: Odissea nello spazio», di Stanley Kubrick. Il “Monolite” è infatti il titolo del libro, edito da Piemme, che ieri il procuratore Paolo Itri ha presentato a Marina di Camerota.
Retroscena inediti del lavoro svolto in quell’edificio, il Palazzo di Giustizia napoletano, che è il più grande d’Italia, e probabilmente del mondo. Tra le righe del libro di Itri compaiono decenni di affari criminali, omicidi, tradimenti e arresti, dove, nonostante le faide e l’azione della magistratura, boss e affiliati «sembrano riprodursi come formiche», trovando sempre il modo di stringere e poi sciogliere nel sangue nuove e vecchie alleanze.
La presentazione di ieri, che si è svolta all’hotel America di Marina di Camerota, è stata promossa dall’associazione culturale Elaia, presieduta dal giornalista Vincenzo Rubano con la collaborazione della Fondazione Crea. Al tavolo tra i relatori erano presenti, oltre al giornalista e al procuratore Itri, anche Mario Salvatore Scarpitta, sindaco di Camerota, Costantina Ruocco, la vice preside dell’Istituto comprensivo di Camerota, don Gianni Citro, anche presidente associazione Crea, Tommaso Pellegrino, presidente del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e Lucia Cammarota, giudice onorario del Tribunale di Avellino.
«Il coraggio che uomini come Itri dimostrano, è ciò che li rende grandi. – ha commentato il sindaco Scarpitta – Perché dal cuore partono le cose belle, il coraggio, la passione. E’ la più grande vittoria, di chi fa prevalere il cuore e il sentimento ai ragionamenti, perché lo fa solo chi vuole scoprire la verità. Ha sacrificato la propria vita per far trionfare la giustizia», ha concluso il primo cittadino.
«L’argomento trattato stasera – ha aggiunto la vicepreside Ruocco – fa riferimento alle attività formative di cui la scuola si fa promotrice, attenta e sensibile al tema della legalità, alla base di ogni azione pedagogica. E’ una significativa iniziativa di riflessione, che serve ai nostri ragazzi».
Tra i presenti anche Lucia Cammarota, giudice onorario ad Avellino, anche autrice di un libro sul Reddito di cittadinanza attraverso il quale ha analizzato la misura da un punto di vista storico, filosofico, sociale, economico e legislativo: «Il libro di Paolo Itri l’ho letto tutto d’un fiato, il merito è innanzitutto dei contenuti. Viviamo in un’epoca in cui è difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Questo è innanzitutto un libro di fatti, di verità. I libri ci permettono di vivere realtà diverse da quelle in cui siamo abituati, restando seduti in poltrona. Ci sono descrizioni particolareggiate di efferati omicidi ma anche bellissime descrizioni, come quella del porticciolo di Acciaroli. E poi ci sono i veri valori, come quello del merito. – e si rivolge ai giovani – è ciò che ci da la forza per vincere la paura dei nostri tempi. E’ un libro coraggioso, perché attaccare il sistema continuando a lavorare, restandoci dentro, è solo di chi ha il coraggio».
Per Tommaso Pellegrino, presidente del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, «Itri è un magistrato integerrimo, grazie al quale tante famiglie possono continuare ad avere speranza nel Cilento e a Napoli. Iniziative come queste servono a far capire che lo Stato è più forte di chi pensa di delinquere e di fare affari».
Poi la parola all’autore, «magistrato autorevole e mai autoritario, severo con chi sbaglia ma con umanità», lo ha definito Vincenzo Rubano, annunciando il suo intervento.
«Le parole di chi è intervenuto mi spinge a pensare che questo libro abbia qualcosa di particolare. – ha detto Itri – Dopo 28 anni trascorsi in magistratura ho deciso di scrivere un’opera di natura autobiografica, non autocelebrativa, dove racconto storie di camorra». E aggiunge rispondendo a chi chiede se il clan dei Casalesi sia davvero estinto: «Il fenomeno camorristico non può essere combattuto sul piano giudiziario, è irrinunciabile, necessario, ma non sufficiente. Perché la camorra è un fenomeno di natura sub culturale, prima di essere criminale e delinquenziale. Affonda le sue radici in un modo di pensare ed essere delle persone. Se non si elimina il disagio sociale ed economico, il fenomeno non si può risolverlo». Sulla possibilità di un secondo libro ha sottolineato che ci sarà il secondo «ma è probabile che sarà di tutt’altro genere».
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