Camerota, tragedia Ciclope: proprietario condannato in secondo grado

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Camerota, tragedia Ciclope: proprietario condannato in secondo grado

Ieri pomeriggio, la Corte di Appello di Salerno ha ribadito la condanna a due anni e mezzo di reclusione per omicidio colposo nei confronti di Lello Sacco, 56 anni, proprietario della discoteca Il Ciclope di Marina di Camerota. La sentenza di secondo grado conferma quella di primo grado, emessa dal Tribunale di Vallo della Lucania nel novembre 2022.

L’episodio risale alla notte tra il 10 e l’11 agosto 2015, quando un masso si staccò dal costone roccioso sovrastante il locale, precipitando da un’altezza di circa 60 metri e causando la morte del 27enne Crescenzo Della Ragione. Il giovane, originario di Giugliano, si trovava nella discoteca in compagnia di amici. A causa di un improvviso nubifragio, l’evento programmato inizialmente in spiaggia, al Ciclope Beach, era stato trasferito all’interno del locale. La discoteca, però, ubicata nella grotta Caprara in località Mingardo, non poteva svolgere eventi al suo interno in caso di maltempo.

La morte di Della Ragione suscitò un’enorme attenzione mediatica, avviando un’indagine lunga e complessa. La Procura di Vallo della Lucania iscrisse nel registro degli indagati una decina di persone, tra cui l’ex sindaco di Camerota, tecnici e vigili urbani. Tuttavia, al termine dell’udienza preliminare, tutti gli indagati, eccetto Sacco e un buttafuori del locale (condannato per favoreggiamento in rito abbreviato), furono prosciolti.

Nel processo di primo grado, la pubblica accusa attribuì a Sacco la mancanza di adeguate misure di sicurezza per la messa in sicurezza del costone roccioso da cui si era staccato il masso letale. Il Tribunale di Vallo della Lucania accolse le richieste del pm, condannando il proprietario del locale a due anni e mezzo di reclusione.

La difesa di Sacco aveva presentato ricorso in appello, chiedendo la riapertura del dibattimento. Ieri pomeriggio, la Corte di Appello di Salerno ha respinto la richiesta, confermando la condanna di primo grado. La decisione riafferma la responsabilità di Sacco nella sciagura del 2015, concludendo un processo segnato da polemiche e dal dolore per la perdita di una giovane vita.

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