Meeting del Mare 2010: non solo musica e s-balli
| di RedazioneFoto, immagini digitalizzate, incisioni ed installazioni, tra musica e stretti cunicoli con bambini in "bianco e nero" che ti guardano insistentemente con sguardi severi a ricordarti che non sono invisibili: l’altro aspetto di un Meeting Del Mare che non vuole essere solo musica.
Sono ancora molto piccoli gli spazi destinati alle iniziative artistiche dei tanti giovani che, attraverso la comunicazione visiva, amano raccontarsi e raccontare le proprie paure e il disagio che li accompagna in una società che spesso emargina i più deboli e i meno difendibili. Piccoli contenitori espositivi, ma molto intensi, che fanno sentire chi li visita tutto il disagio e l’angoscia di una società, questa, che tende a voler celare i "difetti " che attribuirebbe ad una intera generazione che nell’inquietudine, sembrerebbe, aver trovato le ragioni di esistere o addirittura sopravvivere. Nasce la necessità di rendere visibile ciò che li renderebbe spesso invisibili.
Dalla periferia dell’arte emergono sepolte dalle macerie della dimenticanza i resti di un’arte diversa, frutto del sudore di gente povera e innamorata del sacro. Le bellissime immagini, rigorosamente stampate in bianco e nero, frutto dagli scatti sempre più autentici e raffinati di un reporter, Pio Peruzzini, che non cedendo alle lusinghe del digitale: Pio da sempre usa i suoi scatti ponderati, meditati, con esposizioni che esaltano giochi di luce ormai dimenticati.
L’installazione di pannelli fotografici di Oscar Cetrangolo che evidenziano il disagio nell’apprendere il reale. L’artista nelle sue immagini lancia un grido di allarme denunciando il pericolo di assuefazione ai disturbi dovuti alla vista del reale, una stanca abitudine che rischierebbe la paralisi dell’emozionale, l’incapacità di indignarsi alla vista della sofferenza.
Le "torce anatomiche" di Mariagrazia Merola, pannelli luminosi, colorati, di effetto visivo garantito. La fredda superficie della plastica dei pannelli, digitalizzati, esalta, evidenziando la plastica consapevolezza della propria epoca, rendendo possibile il recupero di contatti interpersonali resi ormai quasi desueti. Il "groviglio delle anatomie" fa da catalizzatore nel disperato tentativo di recuperare un contatto, ormai solo strumentale, tra gli individui.
Luigi Fedullo che annuncia, con le sue foto, la nascita di un rivoluzionario new-barocco. L’abbandono e la scomposizione delle linee dritte per avviarsi in un rivoltoso utilizzo delle "curve vorticose" annunciando, con le sue immagini, la rivolta visivo-comunicativa.
La metafora di Patrizio Cianli, che attraverso le sue incisioni ci narra dell’inconsapevolezza dell’uomo globale circa le conseguenze di azioni sconsiderate che oltre a preannunciare disastri ambientali, mettono in evidenza bisogni dell’uomo contemporaneo ormai dimenticati e resi invisibili da una società che si avvia verso l’autodistruzione.
L’installazione di Matteo Casamassima, lo struggente storia di un monumento urbano, ormai reso invisibile all’occhio umano, ingombrante, ferito, offeso e sfregiato.
Non manca il fumetto,come arte dell’invisibile, a cura della cooperativa sociale Ventidimare, che attraverso queste schegge di satira hanno reso visibile quello che non si vuole vedere.
Le foto di Cristian Rizzuti, Videre Deum, un percorso che conduce a Dio attraversando gli sguardi, insostenibili, di bambini resi invisibili da una società tesa alla ricerca del divenire ossessivo dell’effimero. E fine, che poi è anche l’inizio, un cuore che pulsa. Un grande cuore che rappresenta l’invisibile per eccellenza, che però rappresenta soprattutto la sfida ad ogni mascheramento, ad ogni tentativo di celare la vita.
Resta questo cuore che pulsa, quasi a voler garantire che l’invisibile è sempre vivo.
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