Campania, a rischio oltre 1200 posti OSS impegnati nel progetto Home Care Premium
| di Redazione
In Campania sono a rischio i posti di lavoro di oltre 1.200 operatori socio-sanitari (OSS) attualmente impegnati nel progetto Home Care Premium dell’INPS, un servizio attivo da circa 15 anni per l’assistenza domiciliare di persone non autosufficienti. A lanciare l’allarme sono gli Ambiti Territoriali Sociali coinvolti e l’AdiPS Campania, l’associazione dei dirigenti delle politiche sociali.
Il nuovo avviso pubblicato dall’INPS, che regolamenterà il servizio per il triennio 1 luglio 2025 – 30 giugno 2028, prevede modifiche sostanziali al modello di intervento. In particolare, viene esclusa la figura dell’OSS e degli operatori del sollievo dalle prestazioni integrative del progetto, sostituendoli con profili esclusivamente sanitari – come fisioterapisti, logopedisti, psicologi, infermieri, educatori professionali – che saranno contrattualizzati con partita IVA.
Nell’Ambito Territoriale S3 ex S10 – che comprende diversi comuni del salernitano – oltre 20 operatori rischiano di perdere il lavoro. Nel solo territorio dell’ATS, i beneficiari della misura sono oltre 40, persone fragili, non autosufficienti o parzialmente autosufficienti, che fino ad oggi hanno trovato negli OSS un supporto concreto e quotidiano.
“Modificare le regole escludendo queste figure significa compromettere l’efficacia dell’assistenza domiciliare, con gravi conseguenze per le famiglie e per centinaia di operatori che si troveranno improvvisamente senza lavoro”, si legge nella nota inviata all’INPS dall’ATS S3 ex S10.
In tutta la Campania, sono 40 gli Ambiti coinvolti e oltre 3.500 i beneficiari della misura. Secondo i dati raccolti, circa l’80% degli utenti ha scelto negli anni le prestazioni degli OSS e degli operatori del sollievo, preferendole per la loro efficacia e prossimità.
A rendere più complessa la situazione, anche il cambio nella gestione diretta del servizio da parte degli Ambiti, che non potranno più affidarsi – come avvenuto fino ad oggi – al terzo settore attraverso accreditamento o convenzioni. Questa nuova modalità rischia di gravare fortemente anche sugli enti locali, chiamati a far fronte a nuovi compiti gestionali e amministrativi.
“Chiediamo con forza che si rivedano gli aspetti più penalizzanti di questo provvedimento. Almeno si consenta, come in passato, di proseguire con l’affidamento al terzo settore per salvaguardare lavoratori che in questi anni hanno maturato esperienza e competenze nella gestione della misura”, ha dichiarato Ernesto Cupo, rappresentante legale dell’ATS S3 ex S10.
La protesta, fanno sapere gli enti locali, è solo all’inizio: “La nostra battaglia per modificare questa iniqua decisione continua. È in gioco la tenuta di un modello di welfare che funziona e che oggi rischia di essere smantellato senza alternative reali.”
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