Campania: Unità crisi prende tempo su possibile chiusura scuole
| di RedazioneL’Unità di crisi regionale si aggiorna alla prossima settimana. L’organismo dal quale il governatore De Luca si aspettava indicazioni sulle scuole ” ha preso atto del trend in crescita in atto in tutte le fasce dell’età scolastica – si legge in un comunicato emesso a fine riunione – e ha deciso di aggiornarsi a martedì prossimo, per un esame ancora più mirato e aggiornato”.
Nessuna stretta dunque, per il momento, nonostante le parole allarmate di De Luca. I genitori No Dad sul piede di guerra sono pronti ad adire le vie legali se ci sarà una nuova chiusura delle scuole. E parla di populismo del governatore il Coordinamento scuole aperte che annuncia: ” Reagiremo con dati reali”. E il gruppo ‘Usciamo dagli schermi’ prepara un documento che scolora l’allarme lanciato dal governatore. La ricercatrice Clementina Sasso, astrofisica e componente del team, spiega: “I dati forniti dal governatore vanno prima di tutto messi in relazione alle date delle aperture scolastiche: dunque il dato delle superiori registrato dal 25 gennaio al 4 febbraio non può essere attribuito all’apertura delle scuole visto che queste hanno aperto il primo febbraio. E un ragazzo testato dall’1 al 4 febbraio non ha alcuna possibilità di essersi contagiato in classe visto che la positività si manifesta dopo qualche giorno. Per quanto riguarda infanzia, elementari e medie dai dati della Asl Napoli centro si vede che quasi tutti i contagi sono in classi diverse e quasi tutti i contagiati hanno familiari già positivi. Questo vuol chiaramente dire che il contagio non avviene in classe se non per una minima parte”.
Piuttosto si tratta, dice l’assessore comunale alla Scuola Annamaria Palmieri, ” di contagi che emergono grazie alla scuola, luogo in cui ogni contatto è tracciabile. Gli stessi positivi, in contesti altri, forse non emergerebbero. Ma se ci sono, ci sono: meglio non saperlo chiudendo le scuole? Meglio non aver modo di agire tramite le Asl per mapparli e intervenire? “. Già, i contagi. Il resoconto giornaliero messo a punto dall’Asl Napoli 1 dice che ieri nel mondo della scuola napoletana i positivi sono stati 22 (su un totale di 160 mila alunni). In 4 casi si tratta di docenti, e 3 degli studenti erano in Dad, dunque non si sono infettati a scuola né hanno portato il contagio nelle aule scolastiche.
Intanto negli istituti superiori continua la protesta. Ieri seconda giornata di sciopero al liceo Umberto dove arriva la polizia. Gli studenti alle otto si danno appuntamento all’ingresso dell’istituto per contestare il piano di rientro che prevede la divisione delle classi a metà e la didattica mista. Sono più numerosi di giovedì. Quando gli agenti dell’auto vedono la folla scendono per controllare che non ci siano assembramenti. ” Ragazzi, documenti” dicono a tre di loro facendosi largo tra striscioni e megafoni. Nessuna tensione, gli studenti sono distanziati e poco dopo decidono di andare via. ” La didattica mista non funziona. Chiediamo classi intere e a turno. Se la scuola non cambia le disposizioni per noi è meglio se torniamo tutti in Dad ” commenta Riccardo, rappresentante d’istituto. Non si presentano a scuola, né si collegano da casa i ragazzi del Garibaldi. Quello di ieri però è stato l’ultimo giorno di protesta. Qui gli studenti avevano denunciato la mancanza e il cattivo funzionamento di lim e connessione. Prosegue lo stato di agitazione nelle scuole Cuoco- Campanella, Alberti, Tassinari e Majorana. Sit- in di studenti e docenti anche al Pitagora. ” Abbiamo sperimentato l’inefficacia e l’assurdità di una didattica rivolta a metà classe e in asincrono ” spiega Camilla, rappresentante d’istituto. Ingressi regolari alle scuole Pansini, Mazzini, Mercalli, Sannazaro, Genovesi. E al liceo Vico: l’istituto ha fornito a ogni ragazzo insieme alla mascherina una in alluminio da utilizzare per motivi di sicurezza. Riunione on line ieri sera dei rappresentanti di diverse scuole di Napoli e provincia per organizzare la manifestazione di lunedì sotto la sede della prefettura. “Per chiedere – spiegano – una riforma della scuola con investimenti su strutture, trasporto pubblico e una nuova didattica”.
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