Capaccio Paestum, indagini senza sosta: nuovi sopralluoghi per far luce sulla morte di Pietro
| di Luigi Martino
Mentre la comunità di Capaccio Paestum si è stretta ieri attorno alla famiglia di Pietro Spizzico per l’ultimo, straziante saluto, l’attenzione degli inquirenti resta alta. Le indagini sulla tragica morte del quindicenne, ritrovato in una pozza di sangue lunedì scorso in via Cupone, non si fermano. I carabinieri della Compagnia di Agropoli, guidati dal capitano Giuseppe Colella, su delega della Procura di Salerno (titolare dell’inchiesta il sostituto procuratore Giuseppe Cacciapuoti), stanno scandagliando ogni dettaglio, ogni elemento utile a chiarire le circostanze di una morte che, al momento, è ancora avvolta nel mistero.
Proseguono le indagini
Poco prima del rientro della salma a Capaccio, a seguito dell’autopsia eseguita nella serata di venerdì all’obitorio dell’ospedale “Ruggi” di Salerno, i militari dell’Arma sono tornati sul luogo del ritrovamento per un nuovo sopralluogo. Un passaggio investigativo tutt’altro che secondario, che apre a scenari ancora tutti da decifrare. Il massimo riserbo circonda i risultati dell’esame autoptico, definito irripetibile, ma è evidente che qualcosa ha spinto gli investigatori a tornare là dove tutto è cominciato. L’area è stata nuovamente ispezionata con attenzione, alla ricerca di indizi che possano far luce su una vicenda ancora costellata di interrogativi.
In cerca della verità
Le forze dell’ordine stanno lavorando senza sosta, cercando di raccogliere elementi oggettivi che possano definire con chiarezza la dinamica dei fatti. Non si escludono, al momento, colpi di scena o svolte improvvise. La verità sulla morte di Pietro, per ora, resta sospesa, ma le indagini proseguono con determinazione, forti anche della spinta emotiva di una comunità che chiede, anzi pretende, giustizia.
L’ultimo saluto
Intanto, ieri, è stato il giorno del dolore. Un dolore collettivo, che ha paralizzato Capaccio Paestum e che ha trovato sfogo nei lunghi momenti di commiato. Il feretro di Pietro, dopo essere arrivato in città, ha fatto tappa davanti alla scuola “Piranesi”, che frequentava, e al campo sportivo “Vaudano”, luogo simbolo della sua passione per il calcio. In quel campo, i suoi amici lo hanno salutato con un ultimo, simbolico gol. Indossavano magliette con il suo volto e la frase “Te penso ancora, ccà abbasce maje nisciun se scurdate ‘e te”, tratta da un brano di Rocco Hunt. Attorno a loro, striscioni, lacrime e un silenzio che gridava dolore.
Nel pomeriggio, poi, il funerale nella chiesa di San Pietro Apostolo. Centinaia le persone presenti. Il momento più toccante è stato quello della lettera della madre, Ilenia: «Da madre, immaginavo di scegliere le foto per i suoi 18 anni, non quella per la bara». I compagni di classe e di squadra lo hanno ricordato tra lacrime e abbracci. Il parroco, don Mimmo De Vita, ha provato a infondere un po’ di speranza: «Non cerchiamo Pietro tra i morti, cerchiamolo tra i figli di Dio».
Ma è sulla verità che ora si concentra tutto. Sul bisogno di capire cosa sia accaduto davvero quella sera in via Cupone. La comunità piange, ma attende risposte. E la giustizia, adesso, ha il dovere di farle arrivare.
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