Capaccio Paestum, la Cassazione conferma: «Sistema illecito pilotato dal sindaco Alfieri e dalla Dervit»

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Capaccio Paestum, la Cassazione conferma: «Sistema illecito pilotato dal sindaco Alfieri e dalla Dervit»

La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato da Alfonso D’Auria, direttore tecnico della Dervit s.p.a., confermando gli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sui presunti appalti pilotati a Capaccio Paestum. L’inchiesta coinvolge anche l’ex sindaco Franco Alfieri, accusato insieme ai vertici della Dervit di aver orchestrato un sistema collusivo per favorire l’assegnazione di appalti pubblici nel settore dell’illuminazione.

Secondo la Suprema Corte, il sistema illecito sarebbe stato “incentrato sul pervasivo ruolo del sindaco Alfieri” e su una “posizione egemone” della Dervit, capace di ottenere appalti grazie a condotte collusive tese a soddisfare gli interessi del primo cittadino, a discapito dell’autonomia degli uffici tecnici comunali.

Gli “ermellini” hanno inoltre sottolineato il tentativo di Alfieri di eludere le indagini con messaggi scritti su “pizzini”, controlli anti-intercettazioni e vere e proprie attività di bonifica. Tutto ciò, per la Corte, conferma l’esistenza di un sistema consolidato e ramificato, con D’Auria inserito in un rapporto fiduciario con l’amministratore della società, De Rosa.

Nonostante le dimissioni formali dai suoi incarichi, D’Auria è ritenuto ancora parte attiva della rete, essendo tuttora dipendente della Dervit. La Cassazione ha quindi ribadito la necessità di limitare la sua libertà per impedire la reiterazione dei reati e disarticolare l’apparato illecito.

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