Capaccio, scandalo appalti: il ruolo di De Rosa, D’Auria, Greco, Campanile e la sorella di Alfieri

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Capaccio, scandalo appalti: il ruolo di De Rosa, D’Auria, Greco, Campanile e la sorella di Alfieri

Nella mattinata di oggi, i militari del comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali e reali nei confronti di sei indagati, accusati a vario titolo di turbativa d’asta e corruzione. Tra i nomi coinvolti spicca quello di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e Presidente della Provincia di Salerno, per il quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Le indagini si concentrano su appalti pubblici relativi all’efficientamento energetico della pubblica illuminazione.

I protagonisti dell’inchiesta

Oltre al sindaco Alfieri, destinatari di misure cautelari sono Vittorio De Rosa, legale rappresentante della Dervit S.p.A., Alfonso D’Auria, procuratore speciale della stessa azienda, e Elvira Alfieri, sorella del sindaco e legale rappresentante della Alfieri Impianti S.r.l. A questi si aggiungono Andrea Campanile, membro dello staff del sindaco, e Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune di Capaccio e responsabile unico del procedimento (RUP) per gli appalti sotto accusa.

Gli appalti nel mirino

Le indagini della Guardia di Finanza, condotte dal Gruppo di Eboli e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Salerno, si sono concentrate su due appalti pubblici relativi ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica dell’impianto di illuminazione comunale. Questi bandi, gestiti dal Comune di Capaccio Paestum, sono stati vinti dalla Dervit S.p.A. Le gare incriminate riguardano il progetto di ampliamento dell’impianto di pubblica illuminazione e l’installazione di sistemi a led per il risparmio energetico.

Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero manipolato le procedure di gara in modo da favorire l’assegnazione degli appalti alla Dervit, con collusioni e mezzi fraudolenti, rendendo inevitabile l’aggiudicazione alla società.

La fase cruciale delle indagini

Il nucleo investigativo ha basato la propria accusa su intercettazioni telefoniche e documenti acquisiti durante perquisizioni avvenute a gennaio 2024. Dall’analisi del materiale è emerso che già prima dell’indizione ufficiale delle gare, Campanile (per conto del sindaco Alfieri) e D’Auria (per conto di De Rosa) avevano concordato i dettagli dei lavori, costi e tempi, garantendo di fatto la vittoria della Dervit.

Il ruolo di Greco e gli incarichi fittizi

Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune di Capaccio, avrebbe conferito incarichi a professionisti esterni per firmare atti redatti dalla Dervit, in cambio di compensi che in alcuni casi non sarebbero mai stati corrisposti. In altre circostanze, Greco avrebbe assunto personalmente la paternità degli atti preparati dalla Dervit per blindare l’assegnazione degli appalti.

Il sistema di favori e il coinvolgimento dell’Alfieri Impianti

Gli inquirenti hanno anche scoperto che, come contropartita per gli appalti ottenuti, la Dervit aveva concesso subappalti alla Alfieri Impianti S.r.l., la società gestita da Elvira Alfieri, sorella del sindaco. Parte dei lavori sono stati eseguiti dalla società in questione per un valore complessivo superiore al milione di euro. Inoltre, una somma pari a 250.302,60 euro è stata sequestrata come presunto profitto illecito derivante dalla vendita di materiali a prezzi gonfiati.

Le aree d’intervento

Gli appalti riguardavano il rifacimento dell’illuminazione pubblica stradale con corpi illuminanti a LED e sistemi di telegestione del flusso luminoso, per un valore complessivo di oltre 500.000 euro. Le gare sono state aggiudicate con ribassi d’asta anomali (17% per il primo appalto e 5% per il secondo), nonostante fosse già stata assegnata alla Dervit la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di illuminazione del Comune.

Il ruolo della Regione Campania

Un ulteriore elemento di criticità riguarda la richiesta di finanziamento alla Regione Campania per uno degli appalti, in cui il Comune di Capaccio, sotto la direzione del sindaco Alfieri, avrebbe presentato false dichiarazioni circa la gestione “in house” dell’impianto di illuminazione.

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