Cartelli e striscioni contro Salvini a Sapri, ma folla e pioggia di selfie col leader
| di Redazionedi Marianna Vallone
Quella di Sapri, ieri sera, è stata la penultima tappa del tour di Matteo Salvini in Campania. Non è stato un benvenuto per il segretario della Lega nella villetta della Stazione ferroviaria, nel cuore della città della Spigolatrice, dove un centinaio di manifestanti lo ha contestato con cartelli, fischi e cori. Mentre in piazza San Giovanni, a pochi metri di distanza, Salvini è arrivato scortato intorno alle 21.30 per sostenere i candidati locali alle elezioni Regionali in Campania. Ad accoglierlo una folla di sostenitori e simpatizzanti sotto il palco e tra gli scaloni dell’anfiteatro. Camicia bianca e mascherina sotto il mento, Salvini era sul palco insieme ad Attilio Pierro e Valentino Di Brizzi, candidati di una delle zone in cui alle ultime elezioni il Carroccio ha raccolto molti consensi.
Le proteste
“Il sud non dimentica”, “Sapri non si lega” negli striscioni. Sotto la Specola “Sapri non è il Papeete” e poi cartelli ovunque. Oltre un centinaio di agenti delle forze dell’ordine. Un dispiegamento di Polizia e Carabinieri, fino agli uomini della Digos, ha contenuto le contestazioni che sono rimaste pacifiche. Le proteste erano state annunciate già da una settimana, quando è stato ufficializzato il comizio del leader del Carroccio a Sapri, e si è costituito un comitato cittadino spontaneo per protestare contro Salvini e per chiedere che il comizio fosse annullato a causa delle norme anti-Covid. «Finalmente – dopo tanto silenzio politico sul territorio cilentano – i cittadini e le cittadine hanno ricominciato a prendere la parola. – hanno spiegato – È stata una settimana intensissima di dibattuti, mobilitazioni e partecipazione di piazza. Dai soliti silenzi sono emerse vive e pulsanti le voci di tantissime persone, gruppi eterogenei e appassionati. Siamo in piazza per far sentire le nostre ragioni in opposizione alla barbarie leghista». Fischi e cori sono durati tutto il tempo, i manifestanti lo hanno contestato civilmente con fischietti e tamburi, mentre poliziotti e carabinieri facevano barriera e dividevano le due aree.
Il comizio
Nella piazza che ospitava il comizio una folla di sostenitori e curiosi lo ha accolto tra applausi e palloncini, al grido di “Capitano”. Assembramenti ovunque, nessun distanziamento. «Siete una marea. – ha esordito – Possono dire e scrivere ciò che vogliono ma questa è l’Italia che non si arrende. È stata una gran giornata, partita da Salerno con l’ospedale Covid inesistente. Ci metto l’anima per restituire la Campania ai campani, senza De Luca, De Magistris, Di Maio e quelli come loro. – ha detto – Gli imprenditori turistici della zona mi hanno chiesto di fare qualcosa per combattere i roghi tossici e pulire i mari. I campani spero mandino a casa il simpatico chiacchierone, la Campania non ha bisogno di questo».
Sulla riapertura delle scuole ha sottolineato: «La Azzolina non ha detto a genitori, insegnanti e presidi a che ora si entra in classe. Il ministro per due mesi ha giocato con i banchi con le rotelle invece di sistemare le classi dei nostri figli. Deve andare a casa». Dura la condanna anche alla legge sul Reddito di cittadinanza: «Sono parassiti, non lavoratori, coloro che lo percepiscono».
«Ho incontrato tanti sindaci ed amministratori al Sud in questi giorni, il sindaco di Foggia è entrato in Lega pochi giorni fa ed il prossimo sindaco di Reggio Calabria, che farà il ponte sullo Stretto, sarà della Lega. In democrazia ci sta che qualcuno non sia d’accordo, ma condanno i criminali che a Cava de’ Tirreni hanno lanciato sedie e bottiglie contro poliziotti, nella folla c’erano anche bambini», ha concluso. «E’ la prima volta che la Lega si presenta in Campania, per noi è già una vittoria».
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