Casa Sanremo, il sogno continua: Vincenzo Russolillo racconta 18 anni di emozioni e successi

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Casa Sanremo, il sogno continua: Vincenzo Russolillo racconta 18 anni di emozioni e successi

Diciotto anni di emozioni, sfide e successi. Quando il sipario cala e le luci si spengono, rimane l’eco di un’altra edizione indimenticabile. Casa Sanremo non è più solo l’area hospitality del Festival, ma un vero e proprio palcoscenico di incontri, musica, cultura e promozione territoriale. Dietro questa straordinaria realtà c’è Vincenzo Russolillo, mente e anima di un progetto che continua a crescere anno dopo anno. Cilentano di origini, di Torre Orsaia, il patron e ideatore di Casa Sanremo racconta il percorso che ha portato questa realtà a essere ciò che è oggi, tra ricordi, sogni e nuove ambizioni per il futuro.

Dopo ogni edizione di Casa Sanremo, quando cala il sipario, cosa prova Vincenzo Russolillo?
Sicuramente c’è grande soddisfazione, quest’anno più che mai. E non è una frase fatta che ripeto ogni anno: questa edizione è stata una sfida dura, complessa e ricca di attività, molto più che in passato. Abbiamo superato ogni record, sia in termini di grandezza che di qualità e quantità del palinsesto. La cosa più bella, ed è anche una fortuna, è che dopo 18 anni riusciamo ancora a emozionarci ed emozionare con quello che facciamo.

Casa Sanremo è nata come un’idea ambiziosa e oggi è diventata un punto di riferimento imprescindibile per artisti, addetti ai lavori e pubblico. Qual è stata la scintilla che ha acceso questo progetto?
Facevo qualcosa di simile già ai tempi di Miss Italia, circa vent’anni fa. Per il concorso realizzavo la “Casa di Miss Italia” e il “Villaggio di Miss Italia”, due punti di aggregazione creati appositamente per chi lavorava intorno all’evento. Erano, in un certo senso, una mini Casa Sanremo. All’epoca, Mauro Marino, allora inviato di Radio Kiss Kiss – che era la radio ufficiale di Miss Italia – vide il mio lavoro e mi suggerì di proporre qualcosa di simile per Sanremo.

All’inizio mi sembrava quasi uno scherzo: venendo da un piccolo paese del Cilento, mi dicevo “Figuriamoci se a Sanremo stanno aspettando proprio me per un progetto del genere!”. Lui, invece, mi disse chiaramente: “Tu pensi che Sanremo sia così irraggiungibile, ma una cosa come la tua qui non l’ha mai pensata nessuno”. Così mi portò a Sanremo per presentare il progetto all’allora direttore artistico della città di Sanremo Pepi Morgia. Dopo aver visto quello che avevo realizzato per Miss Italia, mi diede l’opportunità di creare questa nuova realtà all’interno del Palafiori.

Il resto è storia. Quello che oggi vediamo ogni anno, da ben 18 edizioni, è nato così. Ora ci avviamo verso il 19º anno e Casa Sanremo è diventata qualcosa di più di una semplice area hospitality del Festival: è un vero e proprio evento a sé, che vive nella settimana di Sanremo ma ha molto da raccontare anche oltre quel momento.

Dopo così tante edizioni e tanti anni di successi, quali sono stati i momenti più emozionanti che ha vissuto dietro le quinte di Casa Sanremo?
Quest’anno credo sia stato uno dei più intensi di sempre. Guardarsi indietro e rendersi conto che sono già passati diciott’anni, che abbiamo fatto passi importanti e che oggi sono riconosciuto da tutti per aver realizzato un percorso significativo e bello, mi ha messo nella condizione di non essere del tutto sereno sul palco durante l’inaugurazione. L’emozione è stata grande, e non ho nascosto la commozione per quello che stava accadendo.

Vincenzo, lei è profondamente legato al Cilento e in particolare a Torre Orsaia. C’è un evento o un sogno legato alla sua terra che vorrebbe realizzare in futuro?
Forse il sogno più grande per una terra come la nostra è quello di uscire dal meccanismo del clientelismo politico per fare le cose. Sogno un Cilento in cui la straordinaria capacità espressiva del territorio che ha in tutte le forme possa emergere liberamente, senza essere necessariamente legata a un colore politico. Immagino un Cilento in cui ognuno possa svegliarsi al mattino e dire: “Faccio qualcosa per il mio comune, per la mia terra”, senza dover chiedere favori o scendere a compromessi con enti e amministrazioni. Questa sarebbe la vera libertà per una terra che ha sofferto tanto e che continua a essere considerata l’appendice povera della Campania, una regione che già di per sé affronta difficoltà strutturali.

Il problema è che spesso si continuano a realizzare iniziative che non portano benefici concreti al territorio. Ci ostiniamo a organizzare eventi solo a luglio e ad agosto, come se il resto dell’anno la gente potesse vivere di aria fritta. Eppure, oggi abbiamo un’infrastruttura strategica come l’aeroporto e presto avremo anche l’alta velocità. È arrivato il momento di sedersi a un tavolo, di mettere da parte le appartenenze politiche e di ricordarsi che questa terra è fatta di uomini e donne capaci, che vogliono davvero fare qualcosa per il proprio territorio. Il politico dovrebbe avere un ruolo di indirizzo, ma poi servono professionisti e persone competenti che dedicano la propria vita a questi progetti. E forse, se lasciati liberi di agire, potrebbero fare molto di più. E’ questo il mio pensiero.

Terre del Bussento è un progetto che valorizza il territorio, e Casa Sanremo ha dato a questa realtà una vetrina prestigiosa. Quanto è importante per lei dare spazio alle eccellenze della sua terra?
Ho un legame molto forte con Matteo Martino e la squadra di Terre del Bussento,- spiega Vincenzo Russolillo, patron di Casa Sanremo  – perché rappresentano un sistema organizzato e funzionale, che fa promozione del territorio con amore e  affetto. Terre del Bussento è ormai uno degli elementi fondanti di Casa Sanremo, un elemento su cui  si basano molti appuntamenti del nostro percorso.  L’amicizia con Matteo è forte e indissolubile. Abbiamo voglia di continuare a lavorare, di portare avanti quello che abbiamo sempre fatto in questi anni, mettendo al centro la collaborazione e il bene reciproco

In chiusura, cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Innanzitutto, di stare bene, è un augurio per tutti, perché questa è la variabile più importante a cui siamo inevitabilmente legati. Se ci sono forza, volontà e coraggio – come quelli che abbiamo oggi – possiamo andare sempre avanti. La determinazione non ci manca: siamo ancora a Sanremo a smontare, ma già stiamo lavorando alla prossima edizione e progettando il 2026.

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