Futani, lacrime e tanta commozione ai funerali di Stefania Ruocco
| di Luigi MartinoSi sono svolti ieri nel comune di Futani, i funerali della 35enne Stefania Ruocco Fierro. Stefania è morta di parto mercoledi 11 maggio a Salerno presso il San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, l’ospedale principale della città, nel rione San Leonardo. Ancora oggi la Procura di Salerno ha un’inchiesta aperta con 22 indagati.
Nell’occasione il sindaco Pompeo Trivelli con una ordinanza sindacale ha disposto il lutto cittadino. «La cittadinanza – dice il sindaco Trivelli – partecipa unita al dolore della famiglia Ruocco e Fierro per la drammatica scomparsa di Stefanina mamma e una moglie modello che lascerá un vuoto incolmabile. Ora non possiamo fare altro che stare vicino al marito Toni e alle sue tre figlie». Per il sindaco Trivelli c’è un altro dramma in questa triste storia. «Stefania -dice il sindaco – era l’unica ad accudire l’anziano padre ammalato. Per la famiglia sará difficile andare avanti. Poi c’è la piccola Maria Pia (che sará dimessa dall’ospedale dopo i funerali, ndr) di appena quindici giorni da crescere».
Un passo indietro
La donna il 4 maggio mattina si era recata all’ospedale di Vallo della Lucania, dov’era stata esortata a ricoverarsi in fretta essendo prossima alla rottura delle acque. Stefania avrebbe allora avvisato il proprio ginecologo di fiducia che presta però servizio a Salerno. Firma quindi per andare via dall’ospedale di Vallo ed il pomeriggio stesso viene ricoverata a Salerno.
Stefania aveva già due figlie di 13 ed 8 anni, ma durante il parto le altre due volte non le si sarebbero mai presentate complicazioni. Nasce anche Maria Pia, terzogenita: è il 4 maggio 2011. La piccina è apparsa subito in ottime condizioni di salute, ma della mamma però, col passare dei minuti, al marito Antonio in preda all’ansia con il resto della famiglia, non viene data nessuna notizia. Si fa notte, quando alle 2 e 30 i medici comunicano al neo papà che avevano dovuto procedere con l’asportazione dell’utero, per problemi non risolvibili altrimenti, poichè la placenta accreta ( cioè totalmente adesa alla parete uterina ) aveva causato una serissima emorragia, mentre la vescica era andata distrutta durante il cesareo. La signora era stata sottoposta infatti a taglio cesareo in anestesia generale per partorire. L’emorragia nella pancia della donna, però, da quel momento non si è più fermata. La mattina l’arresto cardiaco mentre i medici procedevano ad ulteriori interventi per tamponare, bloccare la perdita inarrestabile di sangue. Tutto inutile. Il calvario di Stefania, entrata ormai in coma, è finito alle 18.30 dell ’11 maggio, ora del decesso. La giovane mamma ha lasciato nella disperazione tutti quelli che l’amavano, ma soprattutto vedovo il marito e padre delle sue tre figlie Giuseppina, Chiara e Maria Pia.
Sviluppi giudiziari
La Procura di Salerno ha aperto un’ inchiesta in seguito alla denuncia del marito. Titolare delle indagini è il pm Giovanni Paternoster che ha disposto l’esame autoptico terminato solo ieri, quando finalmente la salma ha potuto lasciare l’obitorio. Ad eseguire l’autopsia Vittorio Fineschi e Pantaleo Greco dell’Istituto di Medicina Legale di Foggia, che hanno ora 90 giorni per relazionare sui prelievi effettuati.
In seguito però a questa prima fase d’inchiesta, sono già ventidue gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Salerno e notificati dai Carabinieri ad altrettanti sanitari dell’Asl salernitana prestanti servizio al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, compreso il ginecologo di fiducia della donna; informazioni di garanzia emesse a loro stessa tutela.
Intanto i docenti universitari di Foggia sono ritornati in Puglia per analizzare tessuti, organi e sangue prelevati durante l’autopsia. La Procura ha concesso novanta giorni per depositare la perizia. Comprensiva anche degli esami clinici e strumentali sulla vescica e sull’utero, che sono stati asportati dal corpo di Stefanina e mantenuti in un luogo asettico per poter essere analizzati dettagliatamente. Le indagini, a questo punto, subiscono uno stop temporaneo. Perché sembra che nessuno dei medici iscritti nel registro degli indagati abbia chiesto di essere sottoposto ad interrogatorio, così come previsto dalla legge.
Non pochi i medici sotto accusa
La lunga lista dei camici bianchi finiti sotto la lente di ingrandimento della magistratura non è stata affatto sfoltita. Anche perché, finora, non c’è ancora nessuna certezza sulle eventuali responsabilità dei singoli medici che dal quattro all’undici maggio scorso hanno prestato assistenza a Sfefanina durante il suo lungo ricovero al Ruggi. Solo i risultati dell’esame autoptico potranno svelare qualche particolare utile alle indagini. Per individuare con precisione la causa dell’emorragia scatenatasi durante il parto cesareo. E soprattutto per accertare se i successivi due interventi chirurgici abbiano o meno influito sulle condizioni di salute già precarie della giovane mamma. Il marito di Stefanina, Antonio Fierro, non ha nessuna intenzione di ritirare la denuncia fatta qualche ora dopo la morte. Perché vuole conoscere la verità ed avere giustizia.
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