Castel Ruggero: piazza intitolata a Carmine Tripodi, brigadiere ucciso da ‘ndrangheta
| di RedazioneDa oggi la piazza nel centro di Castel Ruggero è intitolata a Carmine Tripodi, il brigadiere dell’Arma dei carabinieri ucciso dalla ‘ndrangheta a San Luca, in Calabria, nel 1985, ad appena ventiquattro anni. Alla cerimonia di intitolazione, questo pomeriggio, erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Torre Orsaia, Pietro Vicino, l’amministrazione comunale, il maresciallo dei carabinieri della stazione locale, Domenico Nucera. Presente anche il padre della vittima, Antonio Tripodi. La cerimonia è iniziata con la santa messa ed è continuata con lo scoprimento dell’insegna della piazza tra commozione e emozioni, nel ricordo di un giovane valoroso, originario di Castel Ruggero e Medaglia d’oro al valor militare. Due anni fa a Torre Orsaia anche la caserma dei carabinieri fu intitolata alla memoria del Brigadiere. Per il sindaco è «importante mantenere viva la memoria di Carmine Tripodi e portare sempre in primo piano i valori di legalità ed onestà dei quali il giovane brigadiere era un esempio». La targa in marmo, poggiata su una base di ferro battuto, è stata realizzata da artigiani del posto. Un momento di grande emozione per la comunità locale che si è stretta nel ricordo di Tripodi ed ha accolto con gioia l’intitolazione alla sua memoria e il rifacimento della piazza.
La storia Di origine campana arrivò in Calabria alla fine degli anni ’70, prima come brigadiere a Bovalino poi nel 1982 come comandante della stazione carabinieri di San Luca. Nella Locride era la stagione dei sequestri di persona e Tripodi era un giovane investigatore che lottava nei territori ostili dell’Aspromonte per trovare i sequestrati e consegnare alla giustizia i loro carcerieri. Grazie alla sua attività vennero arrestati diversi esponenti delle famiglie mafiose coinvolte. Tutto ciò diede molto fastidio alla ‘Ndrangheta che si vide intaccare la sua “preziosa” attività illecita. La sera del 6 febbraio 1985 Tripodi stava rientrando a casa, si trovava sulla sua macchina lungo la provinciale che da San Luca porta alla marina quando venne bloccato da un commando che gli sparò contro diversi colpi di arma da fuoco. Lui seppur ferito riuscì a reagire estraendo la pistola d’ordinanza e sparando uno dei sicari ma poi venne ucciso. In poco tempo vennero individuati ed arrestati i suoi presunti assassini, tutti appartenenti alle locali cosche ma nei processi che si sono svolti negli anni seguenti furono tutti assolti. Il delitto rimane ancora oggi irrisolto.
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