Castellabate, il compagno di Silvia Nowak rompe il silenzio: «Non c’era nessun movente»
| di Antonio Vuolo«Ci deve essere sempre un movente per un delitto, giusto?». A parlare così, per la prima volta, ai microfoni della Rai, è Kai Dausel, il compagno di Silvia Nowak, la 53enne tedesca rinvenuta senza vita e semi-carbonizzata lo scorso 18 ottobre a Ogliastro Marina. L’uomo, 62enne connazionale della vittima, è l’unico indagato per la morte della donna.
«Era mia moglie quella con i soldi, io non ho niente. Non ho nessun vantaggio finanziario, solo svantaggi. I soldi sono sul conto di Silvia e non sono registrato come erede. Non ne ricavo niente. Ho sentito delle dicerie secondo cui avrei voluto impossessarmi del suo patrimonio, ma io non ricevo nulla, zero», ha aggiunto il compagno della vittima, difendendosi da un eventuale movente economico.
Ma Kai, che ha sempre sottolineato la sua innocenza, ha anche ribadito che non c’era nessun problema tra i due. «A me e mia moglie non interessava più la sessualità, il che è penoso per me ammetterlo come uomo. Avevamo perso entrambi l’interesse. Ma quale gelosia? Mia moglie non aveva più alcun interesse ad avere storie con uomini», ha detto ancora nell’intervista.
Quindi, ha raccontato cosa è successo nel giorno in cui Silvia è scomparsa: «Quel giorno siamo stati con degli amici, abbiamo mangiato con loro e siamo rimasti con loro fino alle 15 circa. Poi, sono andato a dormire come faccio tutti i giorni, e questo l’ho detto anche nell’unico interrogatorio che ho reso il primo giorno. E lì ho detto che ho dormito nel camper, mai detto di aver dormito sulla sedia. Mi sono preoccupato quando ho sentito abbaiare il cane più anziano ed era già mezz’ora che aspettavo. E allora ho capito che c’era qualcosa che non andava perché quando c’è Silvia lui non abbaia. C’era il cellulare, c’era lo zainetto, c’era la macchina, e allora al massimo dopo mezz’ora sarebbe tornata, per questo mi sono preoccupato».
Sull’eventuale alibi venuto meno, il 62enne poi ha concluso : «Ero convinto che la telecamera che ha ripreso Silvia e puntava anche sul nostro terreno avesse ripreso anche me. Poi, ho capito che non era così quando ho verificato la posizione della telecamera e ho visto che non ha ripreso il camper. Quindi, ho compreso di non aver avuto mai un alibi. Ma a me non mi serve un alibi». Poi, ha concluso: «Cosa non mi manca di Silvia, questa è la risposta. E’ insostituibile. Stavamo insieme da quasi 8 anni, amiamo entrambi i cani e all’epoca lei conviveva con 8 cani nel camper. E’ una cosa che non accetterebbe quasi nessuno ed è stata una sorpresa per lei che io volessi entrare. Rabbia? Si e no, devo sapere prima con chi me la devo prendere e finché la Procura non individua il responsabile non saprei dove indirizzare la mia rabbia».
©Riproduzione riservata