Centola, la storia di emigrazione della famiglia Natale nel libro di Martuscelli e Valente
| di Marianna ValloneUna storia di emigrazione iniziata nei primi anni del Novecento: uno zio volato negli Stati Uniti e raggiunto subito dopo da quattro nipoti, poi dagli altri parenti e così via. Parte con una famiglia del Sud Italia la ricerca, lo studio e il racconto del volume “Quando dal Sud d’Italia si emigrava in massa in America. Case History della famiglia Natale di Centola” scritto a quattro mani da Ezio Martuscelli e Pina Valente. «Da anni recuperiamo la memoria storica del nostro territorio, con un lavoro di ricerca suddiviso in vari settori, dalla guerra alle tradizioni religiose, all’ambiente. Quello su cui abbiamo concentrato i nostri sforzi è l’emigrazione, che ha colpito anche il Cilento», racconta Ezio Martuscelli, presidente dell’associazione storico-culturale “Progetto Centola” e coordinatore del gruppo “Mingardo/Lambro/Cultura”.
«L’emigrazione non può esaurirsi con la descrizione della partenza, dell’arrivo e del sentimento di nostalgia verso la propria Patria. – spiega – Il nostro obiettivo è scoprire cosa sia successo dopo, a loro e alle loro famiglie, una volta sbarcati negli Stati Uniti». E’ il caso della famiglia Natale, integrata nella società americana dalla prima alla quinta generazione. «Abbiamo anche elaborato un percorso di vita sulle generazioni rimaste all’estero per comprendere il salto sociale».
La ricerca di Martuscelli e Pina Valente, docente e cultore di Storia locale, ha coinvolto gli oriundi italo-americani ricostruendo il ricco albero genealogico della famiglia Natale, carpendo il processo di integrazione intergenerazionale nella società americana.
«Lo studio che da anni portiamo avanti – spiega Martuscelli – ha l’obiettivo anche di allacciare l’emigrazione storica a quella attuale. Si è ridotto il numero degli emigranti ma si è alzato il livello culturale. Tutto questo porta ad una emigrazione molto più pericolosa della prima. Nei primi decenni del Novecento le rimesse degli emigranti hanno aiutato il Banco di Napoli che stava per fallire, le stesse famiglie vivevano con le rimesse dei parenti emigrati. L’emigrazione attuale è molto più drammatica, è il capitale umano a risentirne. Ad emigrare sono i giovani laureati, ricercatori e talenti che abbiamo formato in Italia. Spenderà le proprie conoscenze per migliorare la vita di altri Paesi d’Europa e del mondo. Perdiamo giovani e conoscenze».
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