Centola si ferma, c’è l’addio a Daniela: la 30enne suicida all’università | FOTO
| di Luigi Martinodi Marianna Vallone e Luigi Martino
«Quando il fuoco interiore si spegne, il gelo prende il sopravvento». È don Stefano a spezzare il silenzio nella chiesa gremita di San Nicola di Mira a Centola. In centinaia, tra amici e conoscenti, sono giunti dal salernitano per dare l’ultimo saluto a Daniela Piscione, classe 1990, che si è tolta la vita venerdì, intorno alle 11, lanciandosi dal quarto piano del parcheggio multipiano dell’università di Fisciano, dove la giovane era stata studentessa della facoltà di Medicina e Chirurgia. Un volo da diversi metri di altezza che non le ha lasciato scampo. Tra i primi ad arrivare in chiesa, oltre mezz’ora prima dell’inizio della messa, il rettore dell’ateneo salernitano, Vincenzo Loia. Con lui il sindaco di Centola, Carmelo Stanziola, e subito dopo il vicesindaco, Silverio D’Angelo. Hanno atteso l’arrivo del feretro, giunto alle 15.50. Fuori tutti ad attenderli, addolorati ed increduli, mentre la chiesa si riempiva di gente. Nell’omelia, don Stefano ha ricordato l’importanza «della vita interiore, più che di quella esteriore», dove servono «forza, tanta forza, per sopravvivere ai dolori della vita». «Non posso comprendere il dolore che la famiglia di Daniela sta provando, può capirlo solo un genitore che ha perso un figlio». Poi ha aggiunto: «Il nostro impegno è quello di pregare ed essere solidali».
Clima surreale
Tutti composti, tutti increduli, tutti avvolti da un silenzio che invita i presenti a guardarsi intorno. Un’aria pesante e il sole che tramonta a mare, alle spalle del sacerdote. La chiesa non è riuscita a contenere la folla che si è riversata su una delle terrazze panoramiche più belle del Cilento. Il rito funebre è cominciato attorno alle 15.50, dopo che il feretro è giunto a piedi, scortato da un lungo corteo a bordo del carro delle onoranze funebri Mangia. Poi l’omelia composta e piena di parole profondi. Mentre all’esterno tantissime persone sono rimaste fuori, chi con lo sguardo rivolto verso il cielo, chi continuava ad interrogarsi sui motivi che hanno spinto la 30enne a compiere il gesto estremo.
Il cordoglio
A margine dei funerali, la famiglia è rimasta in chiesa per ricevere le condoglianze. Un serpente molto lungo di parenti, amici e conoscenti che per quasi un’ora ha omaggiato la bara in legno di Daniela posta ai piedi dell’altare, di fianco ai familiari stretti nell’abbraccio di una comunità.
La ricostruzione
Ieri mattina, venerdì, Daniela si è fatta accompagnare alla stazione dei treni di San Severino di Centola. Ha raccontato ai genitori di dover andare all’università a trovare degli amici. Francesco, il padre, è un commercialista molto noto nella zona. La mamma, invece, Angiolina, è un’insegnante. L’hanno creduta ma probabilmente dentro di lei aveva già programmato tutto. Dieci minuti di auto, poco più, con il padre al volante che Daniela saluta fuori l’ingresso dello scalo. Arriva a Fisciano intorno alle 11, scende dal bus preso alla stazione di Salerno e sale al quarto piano del parcheggio. Poi il vuoto e subito dopo la tragedia.
Le indagini
Daniela soffriva di depressione, forse scaturita proprio dal fatto che non fosse riuscita a terminare gli studi. Nel 2012 aveva lasciato l’università. Più tardi aveva già tentato di farla finita. Questa volta, però, ha deciso di raggiungere quel luogo che, in un certo senso, l’aveva cambiata per sempre. Non un gesto a caso ma probabilmente per puntare il dito contro il colpevole, il mostro.
La squadra di calcio del paese, l’Asd Centola, che milita nel campionato di terza categoria della regione Campania, ha fatto richiesta alla Figc di annullare l’incontro in programma per domani, domenica. In paese, invece, i manifesti in ricordo della giovane 30enne. C’è quello dell’amministrazione comunale di Centola, quello dell’ordine dei commercialisti. Poi, accanto, la vicinanza dell’istituto comprensivo di Centola, i compagni di liceo e i coetanei nati nel 1990.
©Riproduzione riservata