Ceraso, un viaggio alla scoperta delle canzoni di Mogol-Battisti

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Ceraso, un viaggio alla scoperta delle canzoni di Mogol-Battisti

Un evento eccezionale,  ieri sera in Piazza Municipio a Ceraso, offerto da”Led City” di Filadelfio Cammarano e organizzato dal Lillo De marco direttore del “Cilento Music Festival”, ha visto esibirsi Giammarco Carroccia  accompagnato dalla sua band composta da: Marco Cataldi (arrangiamenti e chitarre), Alessandro Patti (basso), Bruno D’ambrosio (batteria e percussioni), Dario Troisi (pianoforte e synth), Christian Vilona (sax, flauto e voci) e Michele Campo (violino) ma soprattutto la presenza di  Mogol e i brani indimenticabili di Lucio Battisti.

La serata “musicale” è stata condotta magistralmente da Mogol che ha ricostruito la “genesi dei brani poi interpretati da Lucio Battisti, svelandoci  i “meccanismi” che fanno “grande” una canzone   ”. La sua collaborazione “artistica” con Lucio Battisti ha prodotto alcuni dei brani più memorabili della musica italiana. Questo “binomio” di successo è la conferma che la canzone d’autore, partendo da due sistemi semantici preesistenti ovvero il linguaggio poetico e quello musicale costituisce una unità narrativa e metrica inscindibile .Infatti non si puo separare musica e testo, cosi come non si puo prescindere da un terzo elemento semantico che è la interpretazione. La canzone d’autore italiana infatti è intrisa di idealità ed è  abitata da un retroterra letterario.

La sinergia tra le parole di Mogol e la musica di Battisti ha dato vita a un capolavoro che continua a toccare il cuore di generazioni di ascoltatori. Mogol racconta che Lucio battisti gli forniva la base musicale e lui poi provvedeva ad aggiungere il testo ovvero i versi della canzone dovevano rispecchiare il significato della melodia, si devono amalgamare, fondersi con essa in una sorta di alchimia .Perche la musica “ci parla”.

Dice Mogol.”  spetta a chi scrive i versi di una canzone intuirne il significato intrinseco, per tradurlo in parole. A quel punto può nascere un amalgama che rappresenta qualcosa di molto diverso da una poesia musicata, o da una melodia riempita di parole. La canzone diventa il potente incrocio di due linguaggi, un moltiplicatore di emozioni. Mogol ci ha regalato una consapevolezza nuova svelandoci la “misteriosa sostanza” che genera le canzoni che amiamo e ci induce  a visualizzare cio che ascoltiamo

Mogol, prima di descrivere la genesi dei suo brani , ci lancia un messaggio:” “La Salute è il risultato del bene che vogliamo agli altri. Si perché se vogliamo bene agli altri significa che ci prendiamo cura di loro come di noi stessi. Prendersi cura significa che la vita ci viene donata ma la nostra salute dipende da noi ed è la risultante di tante cose: del cibo che mangiamo, dell’aria che respiriamo, delle persone che frequentiamo, dei libri che leggiamo, della musica che ascoltiamo. E anche cantare insieme è stato dimostrato dalla scienza che genera benessere. Per questo ho scritto il libro La Rinascita insieme a contributi scientifici di Giovanni Scapagnini, Carlo Massullo e Fabiana Superti”

Le canzoni musicate da Battisti e scritte da Mogol si sono impresse nella memoria, negli affetti e nell’immaginario collettivo degli italiani , ancora oggi ci emozionano.

Poi Mogol ci spiega come sono nati i suoi brani: Nel novembre del 1972, insieme al singolo “Confusione”, viene pubblicato nell’omonimo album “Il mio canto libero”, il settimo per la leggenda della musica leggera italiana Lucio Battisti. Un singolo scritto l, che nasce da una base autobiografica. Il paroliere la scrisse dopo la separazione dalla moglie e l’incontro con la nuova compagna, la pittrice e poetessa Gabriella Marazzi, insieme a cui acquistò un mulino e un cascinale. Il brano affronta temi come il coinvolgimento sentimentale e l’amore analizzato dal punto di vista passionale, una riscoperta che i due ritraggono con un testo ricco di figure retoriche e scritto in chiave allegorica. In un mondo di silenzi che sceglie di non premiare la passione, Battisti canta: “Il mio canto libero sei tu, e l’immensità si apre intorno a noi, al di là del limite degli occhi tuoi”. Un amore soffocato come “In un mondo che, prigioniero è”, l’amore riesce a tenere uniti e liberi la coppia, come quando Battisti canta: “Respiriamo liberi io e te, e la verità si offre nuda a noi”.

Il testo de Il mio canto libero

In un mondo che

Non ci vuole più

Il mio canto libero sei tu

E l’immensità

Si apre intorno a noi

Al di là del limite degli occhi tuoi.

Con “Anche per te”, incisa nel 1971, Mogol, attraverso Lucio Battisti racconta con commozione come il sacrificio e la devozione possano avvicinare la condizione di tre donne che, pur conducendo esistenze profondamente diverse tra loro, si donano interamente all’altro.

Il brano  inciso nel tredicesimo singolo del cantautore La canzone del sole / Anche per te il brano esce nel novembre del ’71, con il testo di Mogol. Le protagoniste del brano sono tre donne: una suora, una prostituta e una ragazza madre. Nelle loro vite così diverse sono avvicinate dalla penna di Mogol grazie al sacrificio che tutte e tre compiono quotidianamente per qualcun altro. La suora, disegnata nella prima strofa, si alza all’alba per pregare, senza più curarsi del vestito da indossare o della sua immagine e che pensa a «un mondo ormai così lontano» consacrando la sua vita alla preghiera verso Dio e alla clausura. Si sottolinea, nella strofa che la rappresenta, la rinuncia non solo al mondo e alle sue occasioni, ma anche a se stessa: è come se la donna rinunciasse anche alla sua individualità, perdendo anche – simbolicamente – l’interesse di guardare la sua immagine riflessa.La seconda protagonista è una prostituta che trascorre la notte con chi la cerca e che, terminato il suo turno, consegna il denaro ricavato all’uomo cui è sottoposta, consegnandogli così anche il frutto del suo lavoro e aggiunge «ancora un po’ d’amore a chi non sa che farne». Il freddo della notte che la donna è costretta a sopportare acuisce il suo allontanamento da una sicurezza o da un amore confortante e sicuro. La terza e ultima strofa è dedicata a una madre che a causa di uno sbaglio commesso in giovane età ha rinunciato alla sua libertà; pur vivendo nel rimpianto accompagna e sostiene il figlio, mettendolo davanti a se stessa. In nessuna delle tre strofe le donne o le loro condizioni sono nominate, eppure con una sensibilità unica Battisti con la sua voce racconta la loro essenza umana in modo inequivocabile. Ogni condizione, rappresentata con verità, è dignitosa e l’autore innalza continuamente le donne protagoniste e la loro devozione.

«Anche per te vorrei morire ed io morir non so

Anche per te darei qualcosa che non ho

E così, e così, e così

Io resto qui

A darle i miei pensieri

A darle quel che ieri

Al vento avrebbe detto sì»

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