Chiusura scuole Campania, esperta: «E’ fonte ansia e confusione per ragazzi»
| di Luigi Martinodi Luigi Martino
La chiusura per due settimane delle scuole in Campania ha generato «paura e confusione nei ragazzi. Si domandano perchè non possano andare a scuola, dove usano la mascherina, stanno distanziati e gli viene misurata la febbre, ma poi possono vedersi fuori, pur rispettando le regole di prevenzione. Aver fermato la ri-costruzione dei loro rapporti personali, interrotti per tanti mesi con la chiusura delle scuole durante lo scorso anno scolastico, li rende disperati». Lo afferma Immacolata D’Errico, psichiatra e psicoterapeuta, commentando il provvedimento del presidente della Regione Campania che riguarda la scuola.
«Per i ragazzi la scuola è importantissima non solo come luogo di apprendimento, ma anche di socializzazione, dove si sperimentano e si vivono le relazioni interpersonali e i sentimenti. Pur con tutte le limitazioni, gli adolescenti riescono a socializzare in classe- assicura l’esperta- La chiusura delle scuole in Campania è stata un doccia fredda, incomprensibile. Inoltre, gli studenti tendono ad amplificare tutte le emozioni e ora pensano che non sarà davvero solo per due settimane, ma che la chiusura durerà di nuovo fino alla fine dell’anno scolastico. Loro hanno nostalgia degli amici».
Tenere le scuole aperte e’ importantissimo, «perchè – spiega D’Errico – preveniamo i danni psicologici che avremo nel post Coronavirus, che in parte ci sono già e ci saranno. Ci sono bambini – racconta pescando dalla sua attività – che sognano il virus come un mostro, somatizzano la paura, quelli paurosi lo sono diventati ancora di più, hanno ansia e angoscia. Queste reazioni nell’immediato possiamo curarle anche tenendo aperte le scuole. Ci saranno poi effetti a lungo termine che pero’ vedremo solo col tempo».
La confusione che si è creata intorno alle regole per la prevenzione del contagio «non fa mai bene ai ragazzi perchè induce incertezza e vulnerabilità, è destabilizzante. In questo caso- sottolinea- entrano in gioco i genitori che devono fare da filtro e aiutare i più giovani a selezionare le informazioni, per evitare che debbano sentire tante voci diverse e notizie contrastanti. Ovviamente questo vale meno per i ragazzi più grandi, molto di più per i bambini più piccoli». Questi ultimi, spiega D’Errico, vivono con «ansia e angoscia la responsabilità di cui vengono caricati rispetto al rischio del contagio. Hanno paura che ammalandosi potrebbero contagiare i nonni. Ma sul senso di colpa- tiene a sottolineare la psicoterapeuta- non si costruisce un ragazzo sano». «I bambini e i ragazzi sono molto bravi a rispettare le regole, come hanno dimostrato durante il lockdown – ricorda l’esperta – purchè gliene venga spiegato il perchè. In questo percorso, vanno accompagnati ma senza spaventarli», suggerisce.
Proprio per il forte carico di stress vissuto durante i mesi del lockdown e della chiusura della scuola e in vista di una possibile nuova stretta e limitazione della libertà, nel caso di una seconda ondata di contagi, secondo Immacolata D’Errico «la ‘pausa’ estiva è stata un bene per i giovani, li ha ricaricati a livello emotivo, ha allentato la tensione e la solitudine». In mezzo a tante regole che condizionano la socialità che cosa ne è dei primi amori giovanili? «Il problema di fondo che si sta creando è la distanza che induce la paura dell’altro, considerato come una possibile fonte di contagio – osserva la psicoterapeuta – L’impulso ad amare è dentro di noi, le cotte sono qualcosa di spontaneo, ma dovremo vedere se nel tempo a vincere sarà l’amore o la paura. Perchè la diffidenza può portare a un amore impaurito e questo – conclude – non è un bene».
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