Cilento: a scuola di Menaica, la rete che cattura le alici presidio Slow Food | VIDEO
| di Luigi Martinodi Luigi Martino
Bambini seduti. E anche voi adulti. C’è l’ennesima lezione di vita. Stavolta l’abbiamo pescata nel mare di questa terra, del Cilento. Il maestro è Gerardo Talamo, uno di quei pescatori che non ricorda nemmeno più da quanti anni la sua pelle è impregnata di salsedine. E non ditegli nulla di questo titolo che gli abbiamo affibbiato. Lui se l’è guadagnato ai primi banchi dell’università della strada ma l’umiltà gli annebbia la vista e non s’accorge di quante cose conosce. Oppure semplicemente preferisce restare lontano dai proclami.
Gerardo è uno degli ultimi pescatori in grado di ‘armare’ la Menaica, questa particolare rete che rischia di sparire. A Pisciotta resiste una sparuta comunità di pescatori che ancora la utilizzano per catturare le alici. Ma cosa la rende unica? Nervose e guizzanti, le alici, una volta intrappolate, perdono velocemente gran parte del loro sangue. Con la forza delle braccia si tira in barca la rete e, delicatamente, si estraggono dalle maglie, una a una, staccando la testa ed eliminando le interiora. Poi si sistemano in cassette di legno e – fatto molto importante – non si utilizzano né il ghiaccio né altri tipi di refrigerante per il trasporto. Le alici di menaica si distinguono per la carne chiara che tende al rosa e per il profumo intenso e delicato, che le rende presidio Slow Food.
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