Cilento: abusa di tre bambine, maestro alla sbarra

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Cilento: abusa di tre bambine, maestro alla sbarra

Un’intera comunità scossa dalla notizia del rinvio a giudizio di un maestro di taekwondo di 68 anni, attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale su tre bambine. Le presunte vittime, due gemelline di 11 anni e una bambina di 9, avrebbero subito abusi ripetuti tra giugno 2021 e maggio 2023 all’interno di un istituto scolastico di Capaccio Paestum.

Secondo l’accusa, il maestro avrebbe sfruttato le lezioni di stretching per avvicinarsi in modo inappropriato alle piccole atlete, toccandole con la scusa di dimostrare tecniche di allenamento. Le rivelazioni delle minori e le successive indagini hanno portato a un quadro accusatorio ritenuto solido dagli inquirenti.

La battaglia legale

La posizione dell’imputato si è ulteriormente aggravata dopo un’ordinanza del Tribunale del Riesame, che ha accolto l’appello del pubblico ministero Gianpaolo Nuzzo. L’accusa ha chiesto l’aggravamento della misura cautelare, ritenendo inadeguati gli arresti domiciliari e sollecitando la detenzione in carcere, vista la gravità dei reati contestati.

Dal canto loro, i legali dell’uomo hanno presentato ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, chiedendo l’autorizzazione per il loro assistito a riprendere il lavoro sotto rigide misure di controllo, tra cui l’uso del braccialetto elettronico per monitorarne gli spostamenti.

Il giudice per l’udienza preliminare, Annamaria Ferraiolo del Tribunale di Salerno, ha disposto il rinvio a giudizio del maestro. La prima udienza è stata fissata per il 12 marzo prossimo presso la terza Sezione penale del Tribunale di Salerno.

Il coinvolgimento della comunità

L’attesa del processo è carica di tensione, soprattutto per le famiglie delle vittime, che hanno avviato il procedimento per essere riconosciute come parti civili. La loro determinazione a ottenere giustizia evidenzia il dramma vissuto dalle piccole e dalle loro famiglie.

Nel frattempo, l’imputato continua a dichiararsi innocente, ma il materiale probatorio e le testimonianze potrebbero rivelarsi decisive. Il caso ha acceso i riflettori sulla protezione dei minori negli ambienti sportivi e scolastici, sollevando dubbi sull’efficacia delle misure di prevenzione attualmente in vigore.

Un monito per il futuro

Negli ultimi anni, le istituzioni hanno rafforzato i protocolli di sicurezza per tutelare i minori da abusi e violenze, ma questa vicenda pone interrogativi sulla reale efficacia di tali misure. La speranza è che il processo porti a un verdetto chiaro e che da questa dolorosa esperienza possa emergere un messaggio forte contro qualsiasi forma di abuso.

La comunità di Capaccio Paestum resta in attesa, con il fiato sospeso, di una giustizia che possa restituire serenità e sicurezza ai più piccoli.

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