Cilento, bimbo nato con sindrome di Noonan salvato da una cura sperimentale
| di Antonio VuoloSalvo grazie a una cura sperimentale. E’ la storia di Francesco, un bimbo di nove mesi, originario di Castellabate, coccolato e salvato dall’equipe medica del reparto di Neonatologia dell’ospedale Monaldi di Napoli. Dal 24 dicembre, dopo lunghi nove mesi di degenza, è tornato finalmente a casa, nella frazione Alano, tra le braccia dei suoi genitori, Mariassunta Mazzeo e Giuseppe Della Torre.
Il loro “bambinello” ora è fuori pericolo e potrà condurre una vita normale. «Vogliamo ringraziare il primario Giovanni Chello e tutti coloro, tra medici, infermieri e oss, che si sono presi cura di nostro figlio in questi lunghi nove mesi – raccontano i genitori – E’ stata una lunga battaglia e se oggi siamo nuovamente a casa con nostro figlio il merito è di un’equipe medica altamente professionale e di un’eccellenza unica in Campania come il Monaldi».
Francesco, sin dal primo giorno di vita, era stato costretto alla ventilazione meccanica a causa di un’ipertrofia cardiaca. Dopo vari esami e approfondimenti, la diagnosi dell’equipe medica del dottor Chello e del Centro delle Malattie Rare del Monaldi, non lascia spazio a dubbi: il neonato cilentano è affetto da una rara malattia genetica chiamata la sindrome di Noonan. Ma i genitori non si abbattono, affidandosi in toto all’equipe del dottor Chello, firmando quindi l’autorizzazione alla somministrazione di una terapia sperimentale proveniente dagli Stati Uniti.
Il risultato? Straordinario. Francesco, grazie a questa cura, ha iniziato a respirare autonomamente e lo scorso 24 dicembre, proprio alla vigilia di Natale, ha potuto fare il regalo più bello ai suoi genitori, tornare a casa insieme a loro. Una storia a lieto fine, quella del piccolo “guerriero” cilentano, che, dopo aver vissuto praticamente sin dalla nascita in ospedale, può adesso tornare a sorridere alla vita con serenità. «Non potevamo chiedere un regalo più bello per questo Natale – concludono i genitori – Non smetteremo mai di ringraziare il dottor Chello e tutti coloro che hanno accudito e curato il nostro piccolo. Oggi, vederlo finalmente a casa con noi, è una gioia indescrivibile».
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