Cilento, Codacons: «Danni da lupi e cinghiali, risarcimenti irrisori»
| di Antonio Vuolo
Il grido d’aiuto dell’avvocato Bartolomeo Lanzara: «Serve un piano straordinario, il Parco ascolti il territorio»
Il territorio cilentano è in ginocchio. A lanciare l’allarme, questa volta, è l’avvocato Bartolomeo Lanzara, responsabile del Codacons Cilento, che raccogliendo le denunce e le segnalazioni di numerosi imprenditori agricoli e allevatori locali, chiede un intervento immediato da parte delle istituzioni, con un appello rivolto direttamente all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
«Non è più tollerabile – dichiara Lanzara – che a fronte dei danni ingenti causati da attacchi di lupi e devastazioni da parte dei cinghiali, gli indennizzi liquidati siano del tutto inadeguati. Si tratta di cifre irrisorie, che non coprono minimamente le perdite subite».
Nel mirino soprattutto la gestione della fauna selvatica, sempre più fuori controllo. Gli allevatori sono allo stremo, soprattutto in aree interne come quella di Monteforte Cilento, dove si sono registrati ripetuti episodi di predazione da parte dei lupi. A testimoniarlo è Nicola Tierno, giovane imprenditore locale, intervistato dalla giornalista Alessandra Pazzanese: «A ogni attacco perdo animali, redditività, fiducia. Non so quanto ancora potrò andare avanti. Il rischio concreto è il fallimento».
La denuncia del Codacons evidenzia un duplice danno: da un lato l’assenza di misure efficaci di prevenzione e contenimento; dall’altro l’inefficienza delle procedure di indennizzo, che finiscono per scoraggiare persino la presentazione delle domande. A peggiorare la situazione, la crescente preoccupazione tra i cittadini, con segnalazioni sempre più frequenti di lupi avvistati a ridosso delle abitazioni e nei centri abitati.
«Serve una strategia condivisa e scientificamente fondata – continua Lanzara – per gestire in maniera equilibrata la presenza della fauna selvatica all’interno del Parco. Occorre coinvolgere esperti del settore, ambientalisti, veterinari, agronomi, associazioni di categoria. Non si può più rinviare il problema».
Un problema che va ben oltre la questione ambientale e sfocia in una vera emergenza sociale. I piccoli borghi del Cilento si stanno svuotando, e molti giovani imprenditori agricoli rappresentano ormai l’ultimo baluardo di un’economia rurale che fatica a sopravvivere.
«Chiedo ufficialmente all’Ente Parco un incontro urgente – conclude Lanzara – con tutte le parti coinvolte. Serve un piano straordinario di intervento e accompagnamento. Difendere il territorio significa prima di tutto difendere le sue comunità. E i cittadini non possono essere lasciati soli».
Il futuro dell’agricoltura cilentana, e con essa quello di intere generazioni, è appeso a un filo.
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