Cilento, commercialista in manette: sequestri per 5 milioni di euro
| di Luigi MartinoSu disposizione della procura della Repubblica, i finanzieri del comando provinciale di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti di 8 soggetti, ritenuti a vario titolo responsabili di una serie di reati di natura tributaria.
Le indagini sono state avviate a seguito di una segnalazione trasmessa da Equitalia. Due professionisti di uno studio commerciale di Casal Velino avevano esibito documenti e certificazioni false, facendo in questo modo risultare dei pagamenti in realtà mai avvenuti, per ottenere lo sgravio di cartelle esattoriali oppure risolvere a favore dei propri clienti il contenzioso con il Fisco davanti alle Commissioni Tributarie.
Sotto la direzione di questa autorità giudiziaria, i finanzieri della tenenza di Vallo della Lucania hanno così avviato accurate investigazioni, anche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, che hanno svelato il modus operandi degli indagati. Il titolare dello studio impartiva infatti precise disposizioni sia al nipote, che lavorava alle sue dipendenze come ragioniere, nonché alle due segretarie, che avevano il compito di predisporre tutta la documentazione fiscale – rigorosamente falsa – per soddisfare le diverse “esigenze” dei clienti in difficoltà.
Proprio grazie alle attività di ascolto, è apparso subito evidente che quattro di questi ultimi erano pienamente consapevoli della natura illecita degli “aggiustamenti” contabili adottati dal consulente, manipolazioni che avevano consentito loro un indebito risparmio di imposte quantificato dalle Fiamme Gialle in oltre 2 milioni di euro.
La successiva perquisizione dello studio del professionista ha portato alla luce una vera e propria “stamperia” di documentazione fiscale “tarocca”: dalle fatture per operazioni inesistenti, create ad hoc per la deduzione di spese nei fatti non sostenute, ai crediti d’imposta fittizi da portare in compensazione ed annullare così i debiti con l’Erario, alle buste paga attestanti il finto versamento dei contributi a favore dei dipendenti. Neppure sono mancati i titoli di spesa falsi, utilizzati per documentare degli acquisti mai effettuati e ricevere quindi i finanziamenti pubblici per gli investimenti delle imprese.
Più di 2000 i documenti del tutto falsi acquisiti nel corso delle indagini, testimonianza concreta dell’ampiezza e della disinvoltura delle condotte illecite poste in essere con sistematicità nell’arco di sei anni, tra il 2012 ed il 2018.
Una professionalità tale da destare il notevole allarme sociale che ha indotto il gip del locale Tribunale ad adottare la misura cautelare che dispone gli arresti domiciliari, nonché il divieto di esercizio della professione, nei confronti del commercialista (B. F. di anni 79) e del nipote, suo principale collaboratore (F. P. di anni 48).
Per garantire il pagamento delle somme dovute all’Erario, il Giudice ha inoltre disposto il sequestro preventivo dei beni nella disponibilità di tutti gli indagati – in primo luogo i beneficiari ultimi dei meccanismi di evasione fiscale messi in piedi dallo studio commerciale -, fino alla concorrenza della somma complessiva di 5 milioni di euro.
Allo stato, i militari hanno cautelato disponibilità finanziarie sui conti correnti, quote societarie, beni mobili ed immobili di pregio siti nella Costiera Cilentana. I responsabili degli episodi ricostruiti dovranno ora rispondere dei numerosi delitti di natura tributaria, contro la fede pubblica ed il patrimonio che vengono ipotizzati a loro carico, per i quali rischiano condanne fino a 6 anni di reclusione.
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