Cilento, Giorgia suicida a 15 anni: fidanzato si uccise con pistola
| di Redazione«Non ti rivedrò mai più?». «Certo che mi rivedrai… gli addii non sono per sempre». I suoi post su Instagram erano tutti di questo tenore, malinconici. Sceglieva frasi di cartoni animati e film d’amore per raccontare così il suo disagio. E tutto ciò che pubblicava era accompagnato sempre da due emoticon: un cuore ed un angelo. Forse anche lei meditava da tempo di diventare un angelo, come il suo amore, Antonio Lorenzo D’Amico, che a luglio scorso aveva deciso di togliersi la vita sparandosi un colpo di pistola in bocca al poligono di tiro di Eboli. A soli 22 anni.
Poco prima della 16 di ieri Giorgia Saja è diventata anche lei un angelo. Sapeva che intorno alle 15.45 sarebbe passato l’intercity Salerno-Paola. Sapeva che non erano previste fermate ad Agropoli ma che sarebbe sfrecciato veloce verso sud. Forse ha calcolato tutti: tempi, dinamica. Forse ha atteso che la stazione si spopolasse, così che nessuno potesse fermarla. E all’arrivo del treno si è lanciata sui binari, in una manciata di secondi si è sdraiata a terra e si è lasciata travolgere dalla corsa del treno che l’ha uccisa e la martoriata.
Ha perso così la vita una bella ragazzina di 15 anni (ne avrebbe compiuti sedici tra qualche mese) di Pollica. Si è uccisa alla stazione di Agropoli, lanciandosi sotto un treno. Sotto lo sguardo inorridito di alcuni passeggeri che hanno avuto appena il tempo di gridare aiuto. Giorgia è morta senza che nessuno potesse far nulla per lei, è stata più veloce di tutto. Qualcuno, durante la giornata, l’aveva vista gironzolare per la stazione, fermarsi sotto i tabelloni per controllare gli orari dei treni, andare avanti e indietro senza meta. Da sola.
Il personale della polfer sta ora tentando di ricostruire le sue ultime ore di vita per capire cosa sia accaduto e cosa abbia fatto la quindicenne prima di suicidarsi. Probabilmente – ma anche questo è in corso di accertamento – i suoi genitori sapevano che era andata a scuola a Vallo della Lucania da dove (però) non era mai tornata a casa. Giorgia, da Pollica, tutte le mattine andava a Vallo dove frequentava la seconda liceo scientifico. E quella di ieri, apparentemente, era iniziata come una giornata «normale». Una giornata segnata come sempre – dal 20 luglio scorso – dalla tristezza e dal dolore. Quello di una ragazzina che perde, per sempre, il suo primo amore che decide di volere la morte più della vita. A quindici anni non si dovrebbe aver ancora provato il dolore di una perdita importante e, quando questo malauguratamente accade, superare tutto può essere difficile.
Il 20 luglio scorso era una mattinata calda. Antonio Lorenzo D’Amico, studente universitario «modello» di 22 anni, aveva deciso di non andare al mare ma di esercitarsi nello sparare. Così, di buon’ora era partito da Capaccio per andare ad Eboli, al poligono di tiro. È qui che aveva deciso di togliersi la vita, perché gli investigatori che hanno lavorato sul suo caso non hanno dubbi che il suo sia stato un gesto premeditato. Ha noleggiato una pistola e ha esploso tre colpi, solo uno al bersaglio poi – e le riprese delle telecamere lo testimoniano – con fermezza ha puntato la pistola alla bocca e si è ucciso. Eppure nella sua vita tutto sembrava andare bene: era fidanzato con Giorgia, all’universalità non aveva problemi, davanti a se tanti progetti e sogni da realizzare. Invece il peso delle crisi depressive negli ultimi tempi lo stavano schiacciando così da convincerlo a farla finita. A testimoniarlo anche due lettere scritte dal giovane e indirizzate alla mamma e al fratello. Poche righe, per annunciare l’estrema decisione: dire addio alla vita. Da allora anche la vita di Giorgia cambiò. Per sempre.
Il Mattino di Salerno
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