Cilento: green pass su whatsapp, così i giovani raggirano il sistema grazie al buco dei controlli
| di Luigi MartinoFatta la legge, trovato l’inganno. Nessun vaccino, nessun tampone. Nel Cilento, come anche in tante altre zone d’Italia, il Green pass viene chiesto in prestito ad amici e conoscenti e il gioco è fatto: l’accesso a ristoranti, bar, palestre e piscine è regolare e assicurato. Si tratta dell’ultima trovata per eludere i controlli dei gestori all’entrata dei locali hanno pensato di chiedere un QR code in prestito. Purtroppo niente di più semplice: ad aiutare, da un parte, la poca dimestichezza dei proprietari delle attività nella gestione efficace del controllo e della verifica, dall’altra il gran pasticcio del governo sulla questione privacy. Gli esercenti titolari di attività, infatti, come sottolineato a più riprese anche dal ministro degli Interni Luciana Lamorgese, non posso chiedere l’esibizione del documento d’identità da affiancare al certificato verde europeo. Ecco, dunque, che è semplice raggirare i controlli anche grazie alla falla che non permette il raffronto tra green pass e patente o carta d’identità o passaporto. Un vuoto normativo che – in parte – fa crollare l’efficacia del sistema per accedere alla maggior parte dei luoghi al chiuso e che tra qualche settimana potrebbe essere utilizzato anche per altro.
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